PASTA E CECI ALLA ROMANA
• Una succulenta zuppa di pasta e ceci, tipica della tradizione gastronomica italiana e ideale da gustare per scaldarsi durante le fredde giornate autunnali.
INGREDIENTI:Per 4 persone
• 300 g di ceci
• 150 g di pasta minuta (cannolicchi)
• uno Spicchio d'aglio
• 2 acciughe salate
• un Rametto di rosmarino
• 4 Cucchiai d'olio extravergine di oliva
• 30 g di passata di pomodoro
• sale e pepe q.b.
PREPARAZIONE:
Mettete i ceci a bagno in acqua fredda, per 12 ore.
Dopo averli fatti ammorbidire, scolate i ceci e lessateli in acqua salata bollente con il rosmarino, facendoli cuocere per un’ora e mezza.
Ponete un’altra pentola su un fuoco di media intensità con l’olio e, appena questo sarà caldo, l’aglio pelato e tritato e, appena questo avrà preso colore, le acciughe lavate, spinate e spezzettate.
Lasciate soffriggere e, quando le acciughe si saranno sfatte nell’olio, aggiungete la conserva di pomodoro diluita con 2 o 3 cucchiai dell’acqua di cottura dei ceci.
Lasciate cuocere per 10 minuti, quindi travasate i ceci con la loro acqua di cottura in questa pentola, eliminando il rosmarino.
Appena la zuppa riprenderà a bollire, unitevi la pasta e lasciate cuocere per il tempo indicato sulla confezione.
La minestra deve risultare piuttosto densa e va servita con pepe nero appena macinato.
STORIE NEL PIATTO
Al giorno d’oggi i ceci sono trai legumi più diffusi al mondo e sono apprezzati in particolare in Medio Oriente e in India, mentre in Italia sono coltivati soprattutto nelle regioni centrali.
Derivanti dalla pianta selvatica del cece, probabilmente originaria della Turchia, le testimonianze più antiche sulla coltivazione dei ceci sono state trovate nell’odierno Iraq, da dove si sarebbero poi diffusi in tutto il mondo antico. Erano senza dubbio conosciuti nell’antico Egitto, dove venivano dati da mangiare agli schiavi, in Grecia e nell’antica Roma.
Il nome dei ceci è inoltre legato ad un importante episodio della storia della Sicilia.
Nel XIII secolo l’isola era sotto il dominio della dinastia francese degli Angiò, ma nel 1282 scoppiò a Palermo una rivolta, conosciuta in seguito come “i Vespri siciliani” che portò alla cacciata dei francesi dalla regione. Proprio in quei giorni sembra che i ribelli siciliani avessero adottato un particolare metodo per riuscire a smascherare i francesi che tentavano di camuffarsi tra la folla tentando di fuggire: quando si sospettava di qualcuno, infatti, gli si chiedeva di pronunciare la parola ciceri (ceci, in dialetto siciliano). I francesi, infatti, non riuscivano a pronunciare la parola in modo corretto, e se il malcapitato non rispondeva in modo corretto, veniva immediatamente passato per le armi.