Un passo importante quello di convivere con il proprio partner, che segna il passaggio dall’essere fidanzati all’essere ‘una coppia’ a tutti gli effetti. Tra le coppie vip dilaga la volontà di non sposarsi, quindi di non regolarizzare con il contratto coniugale la convivenza, e la stessa tendenza si riscontra e riscopre nella società. Sempre meno i matrimoni, soprattutto tra giovani, mentre si moltiplicano le convivenze, meno costose, indubbiamente, ma potenzialmente più rischiose dal punto di vista legale. La nostra giurisprudenza, infatti, non è certo tra le più avanzate in materia, così, spesso i conviventi si trovano a vivere situazioni in contrasto con la loro realtà. Le unioni di fatto, sebbene non regolate da alcun contratto religioso o civile, si configurano come una vera e propria vita comune, la legge, pur osservando ciò non riesce a fare quel passo in più che potrebbe parificarle al matrimonio. Al di là delle separazioni che possono avvenire e trascinare i figli in una ragnatela di liti e dispetti è il decesso di uno dei due conviventi a comportare i maggiori problemi. In caso di morte di uno dei due componenti della coppia, infatti, la successione viene fatta secondo la legge e nulla tocca al convivente rimasto in vita, non importa quanto questi abbia contribuito moralmente o materialmente alla creazione del patrimonio dell’altro: nulla gli è dovuto, dal punto di vista legale semplicemente ‘non esiste’. Sono tantissimi i casi che si riscontrano in merito e solo studiando le sentenze si rintraccia qualche passetto in avanti, ma anche questi sforzi altro non fanno che aumentare l’urgenza di intervenire a colmare quel gap normativo che i cittadini di uno Stato Laico si aspettano già da anni.