La genetica e la neurobiologia spiegano alcuni casi di infedeltà: se da una parte entrano in gioco fattori legati alla situazione personale della vita affettiva di un uomo o di una donna, dall'altra ora, la genetica e le sue regole, confermano che la base che predispone una persona al tradimento sarebbe già trascritta nel nostro DNA.
Nasciamo traditori e non possiamo farci nulla? Non sarebbe proprio così, tuttavia secondo quanto emerso durante il 23° congresso dell’Associazione europea di psichiatria (Epa), lo psichiatra Marcel Waldinger della Utrecht University olandese ha dichiarato che “il puro approccio psicologico al tema dell’infedeltà non è più valido, perché è stato sfidato da nuovi dati scientifici che chiamano in causa fattori neurobiologici e genetici”.
Il comportamento umano di alcune persone, quindi, sarebbe lontano dalla logica della monogamia. Lo studio è stato effettuato sul comportamento di 7300 gemelli finlandesi, dove sono state rilevate sostanziali differenze tra le coppie di gemelli identici (che condividono tutti i loro geni) che avevano più probabilità di impegnarsi in relazioni extraconiugali e quelle coppie di gemelli eterozigoti (che condividono la metà dei loro geni).
Nella donna il gene sarebbe stato isolato, si tratta di una variazione del gene AVPRIA: alcune persone - per natura quindi - hanno più probabilità di essere infedeli.
Brendan Zietsh ha parlato della vasopressina, colpevole di comportamenti poco chiari o meglio con ampia variabilità: “Abbiamo trovato prove statisticamente significative del piccolo effetto di un gene, ma ha bisogno di essere isolato in altri campioni prima di poter essere certi che svolga davvero un ruolo importante nella infedeltà umana”.