Alessia, nome di fantasia, ha 21 anni. Studia all'università e lavora. Alessia è anche una mamma, a "sedici anni e mezzo", così come precisa lei con enfasi, è rimasta incinta.
Il padre della bambina saputa la notizia è sparito nel nulla. Lui quella bimba non la voleva e ha fatto il suo andando via. Alessia ha fatto la cosa che ha ritenuto la più bella: tenere quella figlia, portare a termine la gravidanza e continuare la sua vita includendo il piccolo grande dono che aveva ricevuto.
Il suo percorso non è certo stato semplice. Sedici anni e mezzo e, ancora hai la maturità davanti. Ancora non hai un lavoro, ancora di tutto si occupano la tua mamma e il tuo papà.
Ma la vita continua e, mentre il suo corpo cambia, Alessia cresce e giorno dopo giorno è sempre più convinta che quello che ha fatto sia davvero "la cosa più bella".
Per lei è così. Ma per il piccolo paese dell'entroterra calabrese no. Mentre il suo corpo cambia, mentre la sua pancia assume la classica morbida forma della maternità di lei non si ricorda più l'impegno a scuola, l'animosità nel volontariato, la sua presenza attiva nelle attività giovanili della città. Alessia è diventata una poco di buono.
Facile parlare per quei genitori che fingono di non sapere cosa facciano i propri figli sotto le lenzuola. Facile per quei genitori che, fingendo di non sapere, si addormentano pensando che ai loro figli non succederà mai. Facile.
Alessia è giovanissima e sana, dà alla luce una bambina stupenda e in piena salute. Una bambina che, manco fosse una beffa, somiglia moltissimo al padre e che nei suoi lineamenti probabilmente un giorno cercherà risposte che nessuno, neanche lui, saprà mai darle.
Alessia è una donna moderna ed emancipata. Il suo paese no.