Novità bancarie, ma non in fatto di soldi: la conservazione del cordone ombelicale è uno di quei temi che, per questioni di etica, difficilmente si vedono in cronaca, se non a ridosso del legiferare del Ministero alla Salute e del Parlamento. Riportano i dati di ADUC che in Italia il 90% dei cordoni ombelicali non viene conservato, né ad uso famigliare, né per conservazione pubblica, cioè a disposizione di tutti.
Quello che invece raramente si dice è che, anche navigando su internet, si trovano delle offerte per il pagamento di una "Cassetta di sicurezza" o meglio di un luogo certificato come Banca staminale, che si fa garante a pagamento, su certificazione GMP (Good Manufacturing Practice), per la conservazione dei cordoni ombelicali al fine di poterli utilizzare per eventuali trapianti. Va specificato che tali Banche staminali esistono anche nel regime della pubblica sanità.
A cosa serve conservare il cordone ombelicale: essenzialmente serve per i trapianti, funzionando esattamente sul principio di conservazione delle sacche di sangue per chi ha un gruppo sanguigno molto raro, pronte in caso di necessità.
Il Ministero della Sanità ha pubblicato un decreto ministeriale nel quale favorisce la conservazione per uso autologo delle staminali cordonali e viene anzi consigliato nel caso in cui dal punto di vista genetico ci siano famiglie che hanno un pregresso di malattie che necessitano di trapianti, ereditabili da genitore in figlio. Secondo i dati medici a disposizione dell Ministero, inoltre, proteggersi con il proprio Cordone ombelicale è un garanzia contro il rigetto di trapianto eterologo.
Secondo quanto emerge dalle considerazioni che si possono fare di confronto tra il servizio pubblico e quello privato, una prima differenza sta nel costo, leggermente più alto nel settore privato, una seconda differenza nella disponibilità, continua nel settore privato e discontinua nel settore pubblico. Questo almeno stando ai dati diffusi fino al 2013.