Sempre più famiglie in attesa di un figlio desiderano saperne di più sulla conservazione delle
staminali cordone ombelicale. L’argomento, però, non è di facile comprensione per i non addetti ai lavori e, come se non bastasse, i media diffondono informazioni discordanti, talvolta incomplete e mancanti delle fonti o addirittura non corrispondenti al vero. Questo può creare confusione nelle coppie che si avvicinano per la prima volta a questo delicato argomento. Proviamo in questa sede a correggere alcune affermazioni non veritiere che ricorrono negli articoli di settore. Si sente spesso dire, per esempio, che le biobanche private effettuano la "conservazione autologa". In realtà questa dicitura è sbagliata poiché è il trapianto che può essere autologo (in questo caso paziente e donatore coincidono) oppure allogenico (paziente e donatore sono due soggetti distinti), mentre la conservazione del sangue cordonale può essere o privata o pubblica.
Un’altra falsa verità riguarda la presunta inutilità del trapianto autologo, che secondo alcuni non avrebbe alcun effetto perché il paziente riceverebbe le sue stesse cellule malate. Questa credenza limita di fatto l'uso delle staminali cordonali al solo ambito onco-ematologico e non tiene conto di tutti i reali ambiti clinici in cui tali cellule possono essere applicate [1]. Si sottolinea inoltre che lo stesso Ministero della Salute [2] prevede e favorisce la raccolta ad uso personale del sangue cordonale per quelle famiglie che sono a rischio di avere figli affetti da determinate malattie.
È inoltre importante precisare che con la conservazione privata, le staminali raccolte possono essere impiegate non solo in chi le ha generate ma anche in un suo famigliare. Quest'ultimo tipo di utilizzo, definito come trapianto allogenico intra-famigliare, per poter essere attuato richiede compatibilità tra donatore e ricevente. É importante evidenziare che le cellule staminali cordonali di un bambino possono essere compatibili sino al 50% verso i suoi genitori mentre, verso i fratelli, fino al 25%.
Il mantenimento delle cellule crioconservate nelle banche del cordone, infine, è un altro punto su cui fare chiarezza. Secondo alcuni giornalisti, le cellule cordonali crioconservate mantengono le loro proprietà soltanto per 10/15 anni. A smentita di questa affermazione è stato dimostrato scientificamente che le staminali rimangono vitali e capaci di proliferare/differenziare anche dopo essere state criopreservate per oltre 23 anni [3,4].
In conclusione, mentre si spara a zero sulle strutture che offrono la conservazione privata del cordone ombelicale, ciò di cui non si parla sono le lacune del sistema attuato dalle banche pubbliche nel nostro Paese. Se la donazione pubblica è certamente un atto nobile, è altrettanto vero che, nonostante la presenza di ben 19 biobanche sul suolo nazionale (ovvero il 10% delle banche pubbliche mondiali), il 95% dei cordoni prelevati durante il parto viene smaltito insieme ai rifiuti biologici perché non conservato [5]. L’impegno dei giornalisti, dei medici e dei lavoratori di settore dovrebbe quindi essere di informare, sensibilizzare e monitorare le strutture al fine di migliorare la qualità di un servizio così importante per la salute delle famiglie.
Per ulteriori informazioni:
www.sorgente.com
Note
1. Harris, D.T., Non-haematological uses of cord blood stem cells. Br J Haematol, 2009. 147(2): p. 177-84.
2. Decreto ministeriale 18 novembre 2009
3. Broxmeyer HE: Cord blood hematopoietic stem cell transplantation In StemBook Community TSCR, Ed., May 26, 2010
4. Broxmeyer, H. E., M. R. Lee, et al. "Hematopoietic stem/progenitor cells, generation of induced pluripotent stem cells, and isolation of endothelial progenitors from 21- to 23 - year cryopreserved cord blood". Blood 117(18): 4773-7.
5. ADUC (Associazione per i diritti degli utenti e consumatori).