Il successo dei trapianti di cellule staminali da cordone ombelicale nella cura di malattie come linfomi e leucemie, ha costituito, nel tempo, quell’evidenza scientifica su cui si basa la normativa che in Europa, con sostanziali differenze tra un paese e l’altro, disciplina l’uso appropriato delle cellule staminali derivanti dal cordone ombelicale. Donare alla collettività il proprio sangue cordonale, al fine di offrire una nuova e più duratura prospettiva di vita a chi è affetto da malattie da cui è difficile guarire, è quanto accomuna, sulla base dei principi etici di solidarietà e reciprocità, le differenti legislazioni in materia. In Europa, infatti, tutti possono donare presso determinati ospedali pubblici le cellule staminali emopoietiche del cordone ombelicale del proprio bambino. L’unico requisito è quello di godere di buona salute. Ciò nonostante, non tutto il sangue raccolto viene realmente conservato.
Ma cosa succede, se si decide di conservare questa preziosa risorsa esclusivamente per la salute del proprio bambino o di un suo stretto familiare? E’ proprio in merito alla conservazione per uso privato delle cellule staminali, che i paesi dell’Unione Europea prendono posizioni diverse. In alcune nazioni il cordone ombelicale può essere solo donato, in altre si può scegliere liberamente tra diverse possibilità dalla donazione eterologa alla conservazione autologa. In altre, ancora, vige un sistema misto, dove operano accanto alle banche pubbliche di raccolta e conservazione del sangue cordonale a scopi solidaristici anche istituti privati. In Spagna, infine, anche le banche del cordone private possono essere contattate, in caso di necessità, per una donazione. In ultimo, l’Italia è, insieme alla Francia, l’unico paese in cui è vietata l’istituzione di laboratori e strutture sanitarie private. La normativa italiana, infatti, autorizza solo in un numero ristretto di casi la conservazione delle staminali per uso personale.
La conservazione del sangue cordonale ad uso dedicato
La conservazione delle cellule staminali è ad uso dedicato, quando del sangue donato ne usufruisce il donatore stesso, cioè il neonato, o un suo stretto familiare. Tuttavia, in Italia questa possibilità, per quanto prevista, è circoscritta a due casi soltanto, ossia se il neonato è affetto da una malattia curabile attraverso il trapianto di cellule staminali emopoietiche, o se sussiste la probabilità della trasmissione genetica di genitore in figlio di una malattia per la quale è considerato appropriato il trapianto delle cellule dal cordone ombelicale. Grazie ai risultati e traguardi raggiunti dalla ricerca scientifica nell’ambito della medicina rigenerativa, il D.M. del 18 Novembre del 2009 è stato integrato nel
2014 dal D.M. del 22 Aprile, che ha aggiunto ulteriori patologie a quelle per le quali è già autorizzata la donazione per uso dedicato. Nonostante tali integrazioni, la normativa italiana che disciplina la donazione presenta numerosi limiti, in quanto ancora non prevede la conservazione delle cellule staminali per uso personale e a scopo preventivo.
L’esportazione del sangue verso banche del cordone estere
La conservazione del sangue cordonale per uso autologo, vale a dire per la cura di patologie future personali, o familiari, eventuali e non prevedibili al momento del parto, è possibile in Italia solo attraverso l’esportazione del sangue presso banche del cordone estere, dove viene congelato per oltre 20 anni. L’esportazione è disciplinata dall’Accordo n.62 del 1 Luglio 2010. Tale Accordo sottopone l’esportazione del sangue cordonale ad un’autorizzazione rilasciata ai genitori dalle Regioni e Province Autonome, dietro compilazione di un apposito modulo di richiesta. I costi, una tantum, per la crioconservazione del sangue cordonale per uso privato variano di struttura in struttura, ma i vantaggi di questa scelta non sono affatto da sottovalutare a favore della donazione, che pur non prevedendo oneri economici a carico del donatore, non rappresenta, come anche dimostrato dal comportamento legislativo di altri paesi, l’unica alternativa al cestino dei rifiuti. Il più importante vantaggio è quello dell’elevata probabilità di compatibilità tra il sangue del donatore e quello del ricevente. L’istocompatibilità è, infatti, totale, se a usufruire del campione raccolto sarà lo stesso neonato del quale è stato conservato il sangue del funicolo ombelicale, è del 25% se a beneficiare delle cellule staminali del neonato è un suo stretto familiare. Tale percentuale decresce al diminuire del grado di parentela. E’ per questo motivo che le possibilità di successo di trapianti allogenici, ovverosia quelli effettuati utilizzando il sangue di donatori volontari non familiari o campioni conservati in banche pubbliche provenienti da donazione solidale, sono più basse rispetto ai trapianti autologhi caratterizzati, invece, da una più bassa incidenza di complicazioni e rigetti. Un secondo vantaggio risiede nel diritto di proprietà sul campione donato. Mentre con la donazione pubblica il donatore cede totalmente tale diritto al sistema sanitario, con la conservazione autologa il donatore ha la piena proprietà delle cellule crioconservate, nonché la facoltà di poterne richiedere l’utilizzo in qualsiasi momento. Per saperne di più sulle cellule staminali e la loro crioconservazione, rimandiamo al sito
Seracell, banca etica certificata del cordone ombelicale.