A cosa servono gli orsi? Il docufilm blasonato che ha attirato nelle sale cinematografiche dei sold out non prevedibili, è incentrato sul concetto di rewild e sulla polarizzazione odierna, in favore dell’orso, contro la presenza dell’orso. Ma se guardiamo oltre la vulgata, parla di tante cose: partendo dalla morte di Andrea Papi, in Val di Sole, mette in luce molte falle del progetto, cose su cui gli stessi protagonisti giurano di confrontarsi con enorme sforzo, giorno per giorno.
Sarebbe bene entrare nel merito delle diverse voci riportate nel documentario, ma il rischio è di peccare di superficialità, basti sapere che dagli allevatori ai pastori, dai contadini ai politici, la voce passa attraverso quasi tutti i testimoni di questo passaggio, che richiede un cambio di passo. Non si rintraccia la voce del comparto turistico, come non si rintraccia la voce del comparto educativo, che dell’orso dovrebbe far tema scolastico.
Il documentario è un insieme di frame, che riportano il lavoro a contatto con gli orsi, che sono molto intelligenti, l’orsa Jurka dimostra quanto un orso possa ragionare e fa interrogare sul senso di un progetto, se poi gli orsi sono catturati e rinchiusi in recinto. Giustino, il Casteller e proprio il Monte Peller sono tre aree che presumibilmente potrebbero essere ampliate di molto per fare spazio alle riserve di orsi, la popolazione è a conoscenza di queste scelte?
L’abitudine trentina, rispetto agli orsi del Parco Adamello Brenta, era di serena convivenza: i pochi orsi non erano mai stati un problema; l’orsa che ha ucciso Andrea Papi era elencata come orso pericoloso secondo il Paco-bace, ma nessuno se la era sostanzialmente presa in carico. Il percorso di educazione alla convivenza con il plantigrado non è mai partito. Ci troviamo in ritardo di 20 anni sulla tabella di marcia, gli orsi in Trentino si trovano molto bene, si riproducono molto bene, non intendono spostarsi.
Chi è il vero proprietario della natura?
Il sottotitolo del film è chiaro: a chi appartiene la natura. La popolazione degli orsi, che hanno un sapore di antichità, di selvatico, può uscire dal Trentino? Una proposta che parte dai testimoni chiamati in causa è di spostare alcune femmine di orso altrove, sulle Alpi in altre Regioni, i maschi seguiranno di conseguenza, perché non possono stare a stretto contatto tra di loro, entrano in conflitto.
L’orso in Trentino non era mai scomparso, ma era biologicamente residuale. L’uomo si era liberato degli orsi e ora gli orsi sono tornati chiusi in una macchina, dieci esemplari rapiti dalla loro terra e rilasciati qui. LAV e OIPA si sono spesi per parlare di educazione alla natura. Il corpo Forestale ha spiegato il progetto illustrando quanto sia importante la tempestiva allerta in caso di avvistamenti, per attivare la rieducazione dell’animale in confidenza.