E’ il secondo film del regista tedesco Chris Kraus .
Siamo in un carcere femminile, le atmosfere sono cupe, ragazze giovani, ladre, truffatrici e assassine, piene di rabbia e di violenza, passano le giornate chiuse nelle celle..
Un’ anziana insegnante, Traude Krüger, cerca di coinvolgere le giovani ragazze insegnando loro a suonare il piano..
Riesce a coinvolgere anche Jenni che ha 21 anni ed è stata condannata per omicidio..
Sembra che la ragazza sia stata una bambina prodigio e sia dotata di un naturale talento e Trude tenta davvero l’impossibile: la ragazza è una ribelle e tende a distruggere tutto quello che la coinvolge e che sente come ‘intruso’ al mondo che si è creata intorno negli anni..
In modo accurato sceglie per lei un repertorio classico, ma Jenni fa di tutto per rovinare ogni cosa e interrompe la musica scelta dall’insegnante con rumorosi pezzi di hip hop: è questa la musica che lei ama e con la quale riesce ad esprimere tutta la rabbia che sente dentro di sè..
Il rapporto tra le due donne è sempre più difficile, entrambe non hanno avuto una vita facile.
La giovane è stata abusata dal padre e questa violenza l’ha segnata profondamente portandola a scegliere per sè una vita di eccessi e di violenza..
L’anziana insegnante ha avuto in gioventù, ai tempi del nazismo, un amore omosessuale che il clima di riprovazione sociale e il timore della feroce repressione nazista le hanno negato portandola a chiudersi in una profonda rigidità emotiva che sembra, però, soffocarla..
Sono entrambe donne profondamente ferite e ingabbiate che non riescono più ad uscire dalla stanza buia in cui si sono, nel tempo, chiuse da sole..
Il loro rapporto è duro e difficile e l’ambiente circostante non le aiuta..
Solo col tempo e con la musica qualcosa a poco a poco sembra cambiare..
Ma non come ci aspetteremmo… i quattro minuti finali del film, da qui il titolo, sono di sicuro i più travolgenti