I fratelli Vanzina si ripresentano sul grande schermo con un nuovo film, “Mai Stati Uniti”, ancora legato però a quel tipo di cinema comico poco originale e brillante solo a tratti, dove si ritrovano gag e battute dal sapore già visto. Non è particolarmente curata, in effetti, la sceneggiatura e soprattutto il finale lascia un po’ a desiderare, già preannunciato e un po’ scontato, per questo l’attenzione maggiore va data agli attori e alla scelta di un cast corale, sicuramente azzeccata per garantirsi un certo successo. Si tratta di buoni professionisti della risata leggera, o del sorriso almeno, come Vincenzo Salemme, Ricky Memphis e Giovanni Vernia, i cui personaggi, uniti a quelli interpretati da Anna Foglietta e Ambra Angiolini, sono molto diversi tra loro, per età e condizione economica, ma questi quando scoprono di essere tutti figli dello stesso sconosciuto padre, che da testamento gli lascia in eredità i suoi soldi, impareranno pian piano a conoscersi e a volersi bene, scoprendosi una vera famiglia. Per ottenere questa cospicua eredità, però, devono affrontare tutti insieme un viaggio verso uno sperduto e meraviglioso canyon nell’Arizona e gettare lì le ceneri del defunto padre. A loro, va aggiunta anche la presenza di Maurizio Mattioli che con la sua partecipazione, breve ma irresistibile, ci regala forse i momenti più divertenti del film.
Con il passare degli anni il cinema dei Vanzina non riuscendo magari ad essere dirompente come la commedia più riuscita sapeva essere, è diventato un cinema di mezza età che cerca di evitare troppe volgarità e in questo modo si rivolge ad un pubblico alla ricerca di una quieta risata.
Tutta la vicenda si sviluppa senza grossi scossoni ma grazie alla cornice on the road viene resa visivamente più ricca e affascinante della media di questo genere di film.