La storia è ambientata a Ibiza, luogo di facili perdizioni e di sogni di gloria, che sembrano però svanire nel nulla per incarnarsi poi nella vera importanza del calore familiare.
Dopo aver seguito le curiose vicende di un italiano che tenta inutilmente di piazzare quattro chili e mezzo di cocaina (ritrovati casualmente), Salvatores fa un passo indietro, per raccontare altre storie. Il regista sembra non preoccuparsi di seguire un preciso filo logico e così vengono ad intrecciarsi i racconti, per lo più improntati sullo strano rapporto genitori-figli e sui sogni e le realtà di ogni personaggio. Abatantuono si mette nei panni di un genitore assente, costretto a raccontare alla figlia che la sua attività lavorativa consiste nella produzione di cruda pornografia. E nel nostro 2002 è in questo modo che un padre rivaluta la sua figura, mostrandosi umano e imperfetto e forse anche "tremendamente" moderno.
Nella seconda parte del film i tono si fanno più aspri, in un conflitto fra un padre poliziotto, che tenta di nascondere la sua omosessualità per difendere una posizione sociale, ed un figlio ribelle, che si impasticca e che rifiuta ogni genere di costrizione. Una produzione, quindi, all'insegna dell'attualità, forse un po' troppo superficiale per rappresentare i tempi moderni, ma fortemente innovativa nei contenuti, fortemente propositiva. E l'utilizzo di tecniche cinematografiche tipiche degli anni settanta, come lo schermo diviso in scene, realizza una contrapposizione tra passato e presente, una situazione in cui la moralità dà spazio ad una nuova forma mentis, che porta i protagonisti a rivalutare gli affetti, quelli di sangue e quelli di cuore.