Tra 8 marzo e festa della mamma: essere donna, oggi!
La Svezia è il regno delle pari opportunità, l’Italia il fanalino di coda… Ma questo dato in cosa si traduce nella vita di tutti i giorni? Appassionandomi da donna a queste tematiche mi sono resa conto che siamo noi stesse a sottovalutare il nostro ruolo: siamo noi che spesso cerchiamo o addirittura creiamo il compromesso! Eh si, noi produttrici di merci e riproduttrici di uomini sappiamo il nostro valore? È irritante avere la consapevolezza che molti datori di lavoro accanto al contratto di lavoro fanno firmare la lettera di licenziamento, perché nel caso ci si sposasse o fosse plausibile una gravidanza loro potrebbero farla valere e quindi, ‘licenziare’ senza problemi… Una politica miope e maschilista: tra 20 anni, se non si fanno figli chi comprerà quei prodotti? Ma la cecità non colpisce solo così, anzi dilaga in tanti ambiti. In Italia i migliori sono donna… ma sul lavoro le stesse ricoprono solo i ruoli meno significativi: gli avanzamenti di carriera non avvengono per merito, ma per ‘presenza’… Una donna che si assenta per la maternità è praticamente ‘spacciata’, nonostante magari sia maggiormente produttiva, più capace e migliore dei colleghi uomini. Il ‘bello’ è che spesso noi donne non riusciamo neanche a distinguere i nostri diritti. Volere la parità non significa considerarsi o farci considerare come i Panda o gli altri animali in via di estinzione, significa cambiare il punto di vista, la prospettiva attraverso cui osservare il mondo. Se andassimo ad introdurre criteri di merito e non di permanenza sul lavoro molto probabilmente almeno la metà delle promozioni sarebbe ‘rosa’!!! Moltissime donne non sono sensibilizzate ai propri diritti, di conseguenza non fanno che rigenerare un modello che di fatto le penalizza fortemente. Essere donna oggi non significa tanto festeggiare l’8 marzo, ma cercare di creare un sistema diverso, aperto alla parità di genere. Essere donna purtroppo significa vivere nel compromesso, vivere di rinunce dal punto di vista professionale se si sceglie di essere madri, al tempo stesso vivere di rinunce personali se alla famiglia si ‘preferisce’ la carriera. Dobbiamo domandarci se i figli li facciamo da sole: essere madri o padri non deve dare luogo a disparità. Padre e madre devono cooperare e passare del tempo insieme al proprio figlio, devono entrambi affrontare questo dovere/piacere: il figlio crescerà in una famiglia equilibrata e, ancor di più i genitori cresceranno come donne e uomini all’interno del nucleo familiare che loro stessi hanno creato.