Addio Pinot Nero e Chardonnay
Il Pinot Nero e lo Chardonnay che beviamo provevnienti dalle annate del 2018 e del 2019 potrebbero essere gli ultimi. A dirlo è stata l'Università di Harvard interpellata per conto di Climate Change che a sua volta basa le sue considerazioni sulla base dei Ministeri per l'ambiente e degli Istituti di formazione per l'agricoltura e la terra. La considerazione di partenza è che alcuni tipi di uva patiscono il caldo e patiscono la siccità. Le varietà italiane, a causa dell'aumento della temperatura di 0,46 gradi – 1° avvenuta in questi ultimi trent'anni, soffrono molto, specialmente le due uve da cui vengono i vini sopra citati.
Il rischio concreto è che gli agricoltori non investiranno più in questa direzione, ma cambieranno, per deviare sulle tipologie di uva che già sono coltivate in Grecia, poiché è probabile che in Italia il clima avrà variazioni permanenti diventando più secco nella stagione asciutta e più freddo e arido in quella bagnata. L'uva richiede assolutamente della precisione negli eventi climatici, per poterci fare del buon vino.
Secondo gli esperti quindi nell'arco di un paio di anni la convenienza economica sarà assolutamente quella di abbandonare Pinot Nero e Chardonnay, che compreremo da importazione, sostituendoli con altri vini di produzione mediterranea come ad esempio Monastrell e Xinomavro. Questo se non ci saranno cambiamenti importanti, improbabili, nella riconversione climatica (MC).