Uno dei tormentoni degli ultimi tempi riguarda l’uso dei social network in ufficio. È meglio vietarli o no? Stando a un recente studio australiano, l’uso di Facebook, Twitter e altri social media aumenterebbe la produttività. L’importante, come sempre, è non esagerare. La ricerca dell’Università di Melbourne, effettuata su un campione di 300 dipendenti, rileva che navigare in Internet per il 20% del proprio orario d’ufficio accresce il rendimento del 9% rispetto a chi non si prende nessuna distrazione. Leggere le news e le email, modificare il profilo, chattare o guardare filmati on line, nell’era digitale si sostituiscono così alla vecchia pausa caffè: una boccata d’aria per rigenerarsi e tornare a lavoro con maggior concentrazione. Sempre secondo lo studio, da bandire invece sono l’e-shopping e l’on line banking: troppo stressanti, sembrerebbero stancare l’impiegato e allontanarlo dai propri compiti. Nel mondo, numerose aziende assumono un atteggiamento spesso proibizionista, vietando ai propri dipendenti l’accesso al web, anche con l’uso di costosi software. Mentre sono pochi i datori che ricorrono alla rete per scambiare informazioni aziendali e confrontarsi con i dipendenti, su idee e progetti. Per loro Internet, in giuste dosi, diventa un prezioso alleato che fa sentire il lavoratore un essere umano, e non più un qualunque pezzo di una catena di montaggio. Il lavoro diventa specchio della vita e chi si prende troppo sul serio rischia di farsi schiacciare dalla routine. La soluzione, al di là delle ricerche, sembra essere la moderazione: concentrazione e svago si trasformano in pezzi importanti del mosaico per trovare l’equilibrio nelle sfere dell’esistenza, con le sue sfumature e le sue diverse “chiavi d’accesso”!