Pensioni: cosa potrebbe cambiare

Con il nuovo sistema pensionistico, che prevede la graduale eliminazione della Legge Fornero, la riproposta di Opzione donna, quota 100 e quota 41 nonché eliminazione della Ape Sociale si pone un problema nel calcolo degli anni. Infatti chi vive in luoghi dove il lavoro scarseggia avrà contributi frammentati e periodi di disoccupazione, che per le coperture si dice non potranno superare i 24 mesi (si pensi che già solo i giovani alla ricerca di un lavoro superano i 3 anni di inoccupazione e i 2 anni di disoccupazione.
Se così fosse a essere penalizzate le persone che hanno avuto una vita precaria, che arrivano a pensionamento molto tardi per la somma anni e anni contributivi, nonché le persone che hanno avuto un lavoro umile, per la cifra che potrebbe essere bassina dato che ormai le vecchie pensioni sono in via di estinzione /precedenti il 1996 anno riferimento ad esempio cioè persone che sono nate prima del 1975 non laureate o persone che sono nate prima del 1970 laureate.
Saranno contati i mesi di leva e saranno conteggiati i contributi aggiuntivi, laddove esistevano, ma il problema permane per le categorie con lavori non usuranti ma a basso reddito e occupazione instabile.
Secondo quanto sta emergendo in questi giorni è altamente probabile che le coperture siano possibili a regime solo se gli utenti stessi avranno la cura di recarsi presso INPS, dove avvengono i calcoli. Infatti le sorprese potrebbero essere brutte. Secondo infatti lo stesso istituto sarebbero 15 i miliardi necessari per andare a fondo, ma il Governo ha annunciato che le risorse saranno molto inferiori, per cui se siamo in età pensionabile (secondo le pensioni che verranno) conviene avere una consulenza per valutare l'opzione migliore. Questo almeno è quanto emerge oggi dalle dichiarazioni fatte alla stampa dal presidente INPS Tito Boeri che ha stimato “inferiori le coperture del Governo rispetto a quelle realmente necessarie” (MC).