Domenica 15 gennaio si è scesi in piazza a Roma e Milano per manifestare riguardo la legge 194 e i famosi Pacs. Motivazioni diverse ma modalità simili; la famosa legge 194 riguarda molto da vicino le donne, è una legge del 1978, secondo la mia opinione è una legge che va rivista non seguendo le tendenze attuali. Non mi sembra assolutamente il caso di far entrare nei consultori il Movimento per la Vita, cattolico e di parte, credo sia già abbastanza difficile decidere di interrompere una gravidanza, scelta che mette già a dura prova la vita di una donna, senza la necessità di imporle, con discorsi e parole, un figlio con l’opportunità di darlo in adozione.
Quello che andrebbe fatto è assicurare una maggior presenza di psicologi nei consultori e negli ospedali dove spesso non vengono effettuati colloqui psicologici prima dell’intervento, la donna viene lasciata da sola di fronte a una decisione tanto importante, devono quindi assumere un'importanza maggiore gli psicologi e gli assistenti sociali della struttura, non gli enti cattolici che accentuano il senso di colpa; bisogna aiutare e supportare la donna in questa decisione, capirne i motivi e cercare, se questo è possibile e accettato, di evitare l'interruzione.
La stessa RU 486, se viene ritenuta affidabile come metodo, direi che può essere una valida alternativa all’intervento chirurgico, traumatizzante e comunque rischioso, tutto questo sempre dopo le giuste sperimentazioni, considerando anche il fatto che è già esistente in altri paesi.
La proposta di legge sui Pacs resta, per un paese tradizionalista come l’Italia, difficile da accettare, ma alla luce di un progresso naturale insito nell'uomo, è un modo per regolarizzare e dare più senso a unioni di fatto, garantendo regolari diritti a chi non desidera sposarsi; credo sia giusto adeguarsi ai cambiamenti di costume e di vita, non restando attaccati a leggi dello Stato lontane nel tempo.