Potremmo diventare come la Germania, la Norvegia e la Svezia: parliamo della plastica PET, che al momento ricicliamo o nelle aziende dedicate oppure nel multimateriale. Ad oggi il sistema di riciclaggio si basa infatti su alcuni grandi gruppi riuniti nel consorzio Corepla o indipendenti, che fanno riferimento quasi tutti al sistema di smaltimento rifiuti tradizionale (bidoni, sacchetti, consegna privata).
Se le cose però cambiassero, come sta avvenendo, in attesa dei temi del Ministero, accadrebbe che le aziende che usano la PET principalmente per le bottiglie (latte, acqua, frutta) potrebbero farsi commissionanti del recupero della PET con la cauzione o con il pagamento della differenza (come accade per il vetro).
Questa strategia aiuterebbe a riciclare circa l'80% della PET, consumatori permettendo, sempre fermo restando che l'organizzazione territoriale aiuti nel performare un sistema di raccolta direttamente con i supermercati o con il porta a porta, questo dipenderà dalle decisioni delle aziende stesse.
Così facendo si andrebbe a ridurre notevolmente lo spreco delle energie non rinnovabili che, alla lunga, potrebbero diventare una risorsa che serve solo laddove indispensabile, da una parte migliorando le performaces ambientali, dall'altra allungandone la disponibilità.
L'uscita dal carbone, infatti, obbligherà a scelte verso il petrolio che non sono compatibili con lo spreco assoluto che facciamo, oggi, di questa risorsa, uno spreco così evidente che rischia di mettere a disagio le generazioni future, non solo dal punto di vista dell'inquinamento, ma anche dei costi e della reperibilità con una serie di conseguenze note anche sul piano economico e politico. Sarebbe tempo di risparmiare materie prime, perché scarseggiano in linea generale, cioè planetaria (MC).