Il problema più importante legato all’enorme produzione di oggetti in plastica è il loro smaltimento. I polimeri, infatti, non sono biodegradabili e possono restare inalterati per migliaia di anni e danneggiano l’ambiente.
È obbligatorio per legge riciclare i materiali termoplastiche: bottiglie, flaconi, vaschette, sacchetti, contenitori ecc. Inoltre, la plastica, oltre ad essere riciclata, può essere anche riutilizzata per realizzare oggetti a scopo decorativi ma anche funzionali.
L’Associazione Plastics Europe, lavora da molti anni per un mercato sostenibile della plastica, proponendo alcune vie praticabili. Per esempio, le industrie potrebbero ridurre la quantità di plastica negli imballaggi, semplificando le confezioni; mentre il singolo cittadino, dal canto suo, può adottare scelte consapevoli, per esempio prediligendo le bottiglie in vetro a quelle in plastica. I problemi di inquinamento dovuti alla plastica tradizionale hanno spinto l’industria chimica a sviluppare dei polimeri biodegradabili, le cosiddette bioplastiche che si decompongono in pochi mesi, in quanto sono costituite principalmente da materie prime vegetali rinnovabili come farina, amido di mais, grano o altri cereali. Le bioplastiche vengono utilizzate per sacchetti, contenitori e imballaggi, ma anche per realizzare teli per l’agricoltura. Alla fine del loro ciclo, le bioplastiche si trasformano in composto, un fertilizzante per il terreno.