Domestiche, Infermiere, manodopera, altri lavori, le donne che migrano sono aumentate fino a diventare attualmente circa la metà delle persone immigrate in Italia.
La loro presenza è costante nei gruppi di migranti, portano con sé solo i figli e poco altro, arrivano anche senza il marito, da sole, per il solo e unico scopo di riuscire a lavorare.
L'Italia è un crocevia di popoli e di nazioni, in cui la donna migrante ha trovato uno spazio anche riconosciuto, cioè che riesce a dare gratificazione sociale, nella misura del possibile. Un luogo cioè di cerniera, dove le donne attive, che arrivano dal Mediterraneo e dall'Est trovano spazio e lavoro indipendentemente dalla loro posizione sociale rispetto alla famiglia d'origine.
Se inizialmente le donne arrivavano qui per il ricongiungimento famigliare, poi sono iniziate le prime migranti solitarie, e infine gruppi di donne con i bambini piccoli al seguito. La migrazione dai paesi poveri sta sempre più diventando uno spostamento che vuole allontanarsi dal traffico degli esseri umani, diventando libertà di spostarsi.
Ma come sono divise effettivamente le donne, per categoria, che sono arrivate in Italia: donne che arrivano con un progetto o contratto di lavoro, mogli o figlie di migranti, donne migranti indipendenti, rifugiate e infine donne del mercato del sesso.
Solo le donne che appartengono alle prime due categorie hanno speranza di poter trovare lavoro e stabilità in Italia.
Se però la donna rischia il doppio, per la sua posizione comunque socialmente fragile, spesso dona il doppio, dandosi sia nel lavoro che nella vita domestica, creando coesione sociale. Difficilmente sono le donne a dividere la società migrante. Per questo la tendenza attuale è di investire molto sulle donne migranti, per creare una società più unita e per dare un collante educativo, investendo sulle donne si migliora una famiglia.