Lavoro: maschi e femmine sono uguali?
Qualcosa non torna nel panorama lavorativo delle donne. Parliamo di carriera e di stipendi, secondo le statistiche relative alla retribuzione, ad esempio, i maschi sarebbero pagati a parità di mansione circa un terzo più delle donne, tanto che in alcuni casi, quando si tratta di lavori particolarmente retribuiti, la differenza è notevole.
Ma non solo: anche l'età per la carriera sarebbe diversa. Per le donne si sviluppa nel ventennio dai 25 ai 45, mentre per gli uomini si protrae fino a 55.
Per le donne il gap aumenta nel caso in cui possano rimanere incinte nel pieno della carriera, obbligate a uno stop & go rischierebbero di perdere parecchi punti rispetto ai colleghi maschi.
Questioni di sessismo o di fisiologia? Difficile capire se sia un retaggio culturale oppure una convinzione, fatto sta che le carriere in Italia, rispetto all'estero, tendono a privilegiare ancora il maschio, mentre la donna resterebbe sempre ferma al palo.
Se da una parte con l'istruzione le donne se la cavano meglio, dall'altra i maschi sono più abili nell'arrampicare socialmente, in questo modo arrivando più in alto o comunque vendendosi meglio.
Ecco dunque che la disparità di genere è per lo più una disparità di opportunità, che non consente di poter affermare che in Italia il mondo del lavoro offra pari scelte a maschi e femmine. Quali sono, secondo voi, le differenze maggiori di trattamento nel mondo del lavoro tra i maschi e le femmine?