Lavoro: come cambia e come cambiamo noi
Lavoro e mestieri: la crisi che ha attanagliato l'economia italiana sembra cominciare a lasciare spazio a nuove speranze. Ma quali sono i settori che hanno maggiormente risentito del forte impatto economico dell'euro sull'economia? Possiamo scegliere, se affidarci alla lettura di quotidiani economici e di settore, dove trovare informazioni precise di volta in volta, o guardarci intorno per renderci conto di cosa accade realmente sotto i nostri occhi.
Girando le nostre città possiamo subito notare delle grandi differenze tra l'attuale situazione e quella degli anni passati. Una prima sensazione a colpo d'occhio è quella che si ricava dalla frequentazione di bar e ristoranti: chi è riuscito a tenere aperto vede una clientela ridotta e ha dovuto aumentare notevolmente i prezzi. Parecchie sono le attività che hanno dovuto cessare, meno quelle che hanno avuto il coraggio di iniziare.
Negozi e rivendite: chiudono, assemblano, riuniscono, il centro delle città si sta svuotando dei piccoli negozi, che decidono di rifugiarsi nei centri commerciali, per abbassare i prezzi spaventosi degli affitti e condividere le spese di gestione e di manutenzione ordinaria.
Parliamo di aziende e di industria? Come non vedere con onestà l'insediarsi di aziende straniere e la delocalizzazione delle aziende italiane all'estero; complice? Il calcolo dovuto alle tasse, che favoriscono questi particolari fenomeni e puniscono invece chi decide di rimanere in Italia.
Artigiani e piccoli commercianti? Alzi la mano chi ancora conosce sarti, macellai e calzolai. Si insediano nuovi tipi di attività, aumentano i servizi, specie legati a internet, ma scompaiono lentamente tutte le attività manuali storiche, che tra poco potremmo trovare solo sulle enciclopedie come storia passata.
Sempre meno sono le persone che decidono di aprire attività tradizionali, sempre più quelle che puntano sulla innovazione. Ma come fare con i giovani? Il mondo del lavoro ci dimostra quotidianamente che la ricerca di dipendenti non è sempre per posti super-qualificati, più spesso manodopera e contratti a breve termine.
Di contro i giovani sono spinti a studiare, formarsi e aggiornarsi per raggiungere una posizione lavorativa migliore, lontana però da quello che il mercato offre realmente. Come risolvere questo scarto tra domanda e offerta?