
Storia di E: Io sono E.
La scala dei valori della mia vita vede in cima mio figlio S. che ha due anni e poi, beh poi il cibo.
Non so resistere senza il cibo, senza il mio cibo preferito.
E del resto, beh del resto chi se ne frega.
Ieri una mia conoscente mi ha detto, in confidenza, che un’altra nostra conoscente comune si è gravemente ammalata e forse morirà.
Io, in tutta franchezza e senza rifletterci su un solo attimo, le ho risposto così di punto in bianco: “e chi se ne frega”: la preoccupazione anche solo apparente per quella persona non rientrava evidentemente nella mia scala di valori.
In quel momento preciso, del resto, pensavo soltanto a quello che avrei mangiato la sera tornando a casa. Eh sì, avrei afferrato, come ogni giorno, avidamente le prime cose che mi capitavano sotto mano, senza rifletterci tanto.
Non amo più cucinare e soprattutto cucinarmi le cose che so farebbero bene al mio organismo.
Da tempo ho anche questo fastidioso e continuo abbassamento di voce, il medico dice che dovrei curarmi per evitare in futuro dei polipi alla gola e chissà che altro, insomma sono a rischio.
Ma chi se ne frega.
Sono cambiata da un po’ di tempo, me lo dice anche mio marito.
Io spero comunque che questa sia solo una cosa temporanea.
Storia di A.: io sono A., amica di E. Mentre l’ascoltavo dirmi queste cose mi sono come guardata riflessa in uno specchio e ho visto quella che ero io fino a poco tempo fa.
Ora sto riprendendomi e amo cucinare le cose che fanno bene al mio organismo ed amo me stessa o cerco di amarmi sempre di più ogni giorno o ci provo almeno.
Storia di A. ed E., la cui “morale” è un sussurrato monito a cercare di volersi bene, anche solo un pochino di più, ogni giorno.