
Martedì 11 Settembre 2001, è una data che non sarà dimentica. Lo ha decretato un evento senza precedenti; un attacco terroristico che ha provocato migliaia di vittime innocenti e che tutt'ora produce un parto amaro: l'acerbo frutto, che passa sotto il nome di guerra.
E' stato scritto tanto ed è stato detto altrettanto. E' stato raccontato, in momenti di angoscia, dallo sguardo drammatico e perplesso di coloro che hanno assistito agli eventi e il cui senso di apparente incredulità annebbiava, il significato empirico delle loro parole. E' stato raccontato da quanti hanno sentito il dovere di esprimere il loro cordoglio e da chi ha utilizzato a fondo, ogni aggettivo e sinonimo, che la nostra dialettica poteva fornirgli, per condannare l'accaduto. Un dato di fatto rimane ineluttabile al di là dei contenuti ed è che tutti coloro che hanno statuito l'appartenenza ai paesi del primo mondo, i cosiddetti paesi industrializzati, hanno levato un coro unanime di diniego e di apprensione per ciò che è successo e per ciò che sarebbe accaduto in un futuro non troppo distante.
E' un dato sintomatico che l'Europa della moneta unica che non ci soddisfa, perché schiava di quel segno meno rispetto al dollaro e che ci spaventa nel prossimo futuro, l'Europa delle distanze e dei lenti avvicinamenti, che ancora sembra essere così utopica e così inverosimile, si è trovata improvvisamente unita nel commentare con sconcerto e con dolore, ciò che era accaduto negli States.Ma quale condanna può essere espressa, se anche il tribunale che la emette non è in grado egli stesso di comprendere e nel farlo, di correggere il comportamento deviante? Quale sentenza può esprimere solo rammarico e sconcerto senza far si che sia la conoscenza a prevalere sulla rabbia e sul triste rimpianto?
La conoscenza... l'arte di apprendere e attraverso di essa, di correggere e di correggersi. L'arte di saper leggere la storia come una babelica enciclopedia dei fatti umani, da cui attingere il sapere per costruire e non per demolire.
La storia che ci parla, ci insegna, e ci pone innanzi ad un quesito fondamentale che è sempre lo stesso da secoli, da millenni, da quando, per la prima volta, su di un pianeta allora senza nome, ha posto la propria orma un essere che si è autodefinito senziente, che ha rivendicato il criterio stesso di possesso e ha fatto propria la sua discendenza, reclamando il diritto di vivere, di esistere e soprattutto di sopravvivere. La domanda è sempre stata e sempre sarà: qual è la natura dell'uomo?. Quell'elemento intrinseco che va oltre le sembianze esteriori della razza o dei connotati, che oltrepassa il gergo e punta alla lingua madre, colei che appartenne all'uomo quando egli si apprestava ad esistere.
Io vi domando e nel farlo vi invito alla riflessione, quale sia stato il più grande messaggio di pace, di amore e di fratellanza che la storia dell'uomo abbia mai conosciuto e in risposta, non posso che ricordare il sacrificio di colui che venne, ci liberò dal peccato e nel morire su di una croce, trovò la forza per perdonare i suoi assassini. Il cristianesimo è il più grande messaggio di pace, intesa nel suo significato più genuino che l'uomo abbia mai conosciuto eppure, in virtù dell'origine geografica di tale messaggio, in virtù delle rivendicazioni sui luoghi definiti "sacri", in cui mosse le sue gesta tale insegnamento per propagarsi al mondo intero; in codeste terre, si combatte, non da decenni, non da secoli bensì da millenni una guerra ininterrotta, per la quale noi europei abbiamo affrontato innumerevoli Crociate fin dai tempi più antichi per liberare quella Terra Santa la cui unica colpa sembra essere stata quella di aver ospitato l'origine di un messaggio di pace. Come capire tutto ciò, come realizzare quanto sangue ha concimato l'odio che fiorisce e quotidianamente prospera fra la gente; fra due popoli che si detestano al punto da volersi annientare..
E' questa forse la natura dell'uomo?
L'Islam è tanto grande, perché grande è la fede incondizionata che molti ripongono in esso.
L'islam é immenso, perché immensa è l'intensità di coloro che credono in esso.
Ma l'islam è anche tanto piccolo perché enorme è la facilità con cui i pochi soggiogano ed ingannano i tanti.
L'occidente continua ad interporsi nella lettura di ciò che dall'Islam proviene, senza capire che per farlo bisogna dimettere i panni che si sono indossati fino ad oggi, bisogna dimenticare le nostre solide convinzioni, perché ciò che vogliamo leggere, ciò di cui vogliamo ascoltare, proviene da un mondo che è dif-ferente dal nostro sotto tanti aspetti. Soltanto abbandonando i nostri usuali canoni di interpretazione delle cose e abbracciando la storia come madre comprensiva di tutti i popoli, che ci lega e si separa, in un perpetuo ossimoro di vicinanza e di lontananza, soltanto in questo modo avremo orecchie per ascoltare e labbra per parlare.. fino ad allora noi saremo ciechi, sordi e muti e ciononostante vorremmo imporre le nostre convinzioni.
E' questa la natura dell'uomo?
Persone inermi, inconsapevoli; persone che racchiudevano in sé lo splendore unico della vita, che custodivano ricordi di un primo amore, di un primo bacio rubato al ritmo incalzante di un cuore imbarazzato; di affetti fraterni, materni, fatti di incomprensioni, di abbracci e di litigi; persone che amavano sognare, magari abbracciate al guanciale di un cuscino, prima che la notte gli portasse il sonno e le conducesse fino al nuovo giorno.. tutti costoro non ci sono più e le loro emozioni, i loro ricordi, le sensazioni piccole e grandi che hanno costella-to di sorrisi e di lacrime la loro esistenza, sono andate perdute in un singolo istante, come frammenti incompiuti di un grande puzzle chiamato vita, che un onda improvvisa ha lasciato incompleta.
Ciò che rimane è solo il vuoto. Il vuoto solitario e incomprensibile della morte di innocenti, che in nessun modo, per alcuna colpa, grande o piccola, loro o altrui, potevano essere chiamati ad esserne responsabili. Ancora oggi, come è tante volte accaduto nel passato, a pagare sono stati gli innocenti.
E' questa la natura dell'uomo?
In questo momento gli Stati Uniti d'America hanno reagito all'attentato terroristico creando una forza multinazionale, frutto di una molteplicità di accordi fra innumerevoli stati del mondo, al fine di estirpare il terrorismo mediante l'utilizzo della forza armata. Alla strategia del terrore si è quindi deciso di rispondere con l'utilizzo della potenza bellica. In questo, come in molti altri casi, sarà il futuro a giudicare ed il peso degli sbagli attuali ricadrà, come già ac-caduto in passato, sui posteri, su coloro a cui passeremo in consegna ciò che resta della nostra civiltà.
Esisteva un alternativa? Si sarebbe potuto intraprendere una guerra di diverso tipo contro i fautori degli attentati? Rammento che il terrorismo è frutto di uno status mentale e fisico estremo, in cui l'individuo cede innanzi all'astratto le proprie credenze materialiste ed esso si pone pertanto rispetto ad una società fortemente e simbolicamente rappresentata come materialista, quale è quella in cui viviamo, in netta contrapposizione. Poiché la nostra società è il frutto di una logica, talvolta complessa, irta di incongruenze e di paradossi, ma pur sempre logica e come tale fine a se stessa, la strategia del terrorismo per essergli avversa si caratterizza come illogica e pertanto io credo che un estremo debba essere combattuto con il suo esatto opposto.
L'illogico dev'essere combattuto con ciò che è logico.
Scriveva sir. Artur Conan Doyle che: "una volta considerato tutto quanto di possibile possa essersi verificato, ciò che rimane, per quanto impossibile o as-surdo, è la verità".
Se si creasse un alleanza multinazionale per trovare e riconoscere una risoluzione che attribuisca ai palestinesi una terra che si possa definire nazione e stato a sé stante. Se si facesse in modo che le religioni virtualmente distanti, superassero gli inconfutabili muri dogmatici che li separano, in virtù di un ideale più alto, quale è quello della sacralità della vita umana; non di una, ma di tutte e tramite esso avvicinassero le loro posizioni e in questo modo la fede di più popoli. Se si combattesse la miseria e la povertà, non con il qualunquismo delle donazioni o degli aiuti sotto forma di scatolame, ma tramite l'insegnamento e l'autonomia che pongono le basi per il rispetto paritetico delle genti, al fine di ridurre le distanze geografiche fra popoli lontani anche e soprattutto mentalmente. Se ognuna di queste cose venisse realizzata, non da chi ha reclamato a se stesso il ruolo di interlocutore, ma da uomini e donne comuni, armati solo di una borsa con dentro tanti fogli bianchi e una penna con cui scrivere, animati dallo spirito di chi vuole imparare insegnando e non di chi ha la presunzione di dover insegnare a tutti i costi. Se tutto ciò fosse realizzato quale logica avrebbe il terrorismo di continuare ad esistere?
La visione che Immanuel Kant ebbe del mondo fu definita utopica e se così fosse, se davvero l'uomo non fosse più in grado di sollevare il proprio animo e di fronteggiare gli ostacoli che gli si pongono innanzi senza ricorrere alla strada più facile, quale futuro avrebbe l'evoluzione se non il regresso?
Tale è la natura dell'uomo?