Il caso della pugilessa Imane Khelif, vincitrice della pedaglia d'oro femminile di Pugilato (che per l'ultima volta è presente alle Olimpiadi) peso inferiore ai 66 kg e quindi inserita nella categoria donne, peso regolare, etc.. ha fatto discutere per elementi che, in realtà, sono chiariti da diversi anni.
I TERMINI DELLA DISCUSSIONE
In discussione non c'era il genere sessuale della pugilessa, che è registrata in anagrafe come donna, ha i dodumenti di donna, non ha mai avuto interventi di transizione, non è transessuale e non è nemmeno sessualmente fluida, il suo fidanzato ha parlato di lei come una ragazza peraltro molto femminile a livello di carattere, cosa che si evince ovunque.
IL PUNTO DI ROTTURA
Il punto di rottura sono i Regolamenti, che sono diversi per le gare in questione, a seconda del tipo di gare: test cromosomico, ecografia, test del testosterone. QUI non ci sono allineamenti, per cui le diverse società che gestiscono queste analisi e questi esami si battono per uno Standard internazionale diverso da quello in auge attualmente alle Olimpiadi, chiedono che siano fatte analisi, test diversi, etc.. e l'argomento è di attualità a prescindere dalla campionessa.
IL PUNTO DI ARRIVO
Non c'è. Mentre il web si è diviso fra proni accettatori delle regole altrui, tra combattenti nostalgici, tra linciatori seriali e tra paranoici, la discussione tra persone mature va avanti. Serve comunque stabilire criteri chiari. La pugilessa? Si è trovata nel mezzo, perché a questi livelli non è in discussione la persona, ma l'argomento, ad ogni modo l'oro 2024, ultimo nel pugilato, è suo e pace e bene, fatto condiviso con soddisfazione anche dal CONI, che non è preoccupato per questo. MC