Si sente l'aria natalizia, qui nella mia piccola e tanto amata Ferrara. Le luci illuminano in modo più deciso le strade della mia città, che diventa quasi come un piccolo presepe, un teatrino in cui muoversi, sentire, respirare la gioia della festività. E tutto si fa più vicino, più raccolto; e in questa piccola unità, di tempo e di persone, mi chiedo spesso quale sia il senso del Natale. Un senso ormai poco religioso, in un'epoca in cui la fede ha dato già largo spazio ad una morale di tipo ateo, più versatile e più adeguata ad un multietnicità che ormai segna la nostra generazione. Ma voi, lettrici, sentite ancora il Natale come la nascita di Gesù, come raccontantavano a me da bambina, quando più che altro aspettavo Babbonatale? Forse si, se si intende la nascita di ogni Gesù. Di colui che ci sta accanto, di chi non si conosce ancora e di chi ci accompagna da anni. Il Natale è diventato il simbolo di una nuova rinascita, di un abbraccio più caloroso, forse dovuto al freddo dei mesi invernali, forse (lo spero) ad una nuova concezione della vita, come un qualcosa di illuminato, magari meno sacrale, ma autenticamente sentito. E il dono più bello da riporre sotto l'albero forse non è altro che un sogno di ricchezza interiore, di amore, di solidarietà reciproca…