Non ho mai avuto un giardino.
Ho sempre abitato in appartamenti con piccole terrazze su vie cittadine che non invogliavano, di certo, alla cura dei fiori e delle piante.
Nei miei ricordi di bambina c'è, però, l'immagine di mia nonna che nelle lunghe sere estive curava il proprio giardino, chiuso tra le mura di altre case, in un paese di campagna.
Le sue mani nodose toglievano fiori appassiti, strappavano erbacce dalla terra, seminavano e zappettavano.
Mi piaceva stare a guardarla fino a che le ombre della sera portavano la quiete tra i fiori e gli arbusti.
Quei gesti semplici sono rimasti nella mia memoria insieme alla serenità che mi sembrava dessero a mia nonna, ripetuti ogni sera, dopo una giornata pesante dedicata alla famiglia. Quello era uno spazio suo e solo suo in cui rilassarsi.
Tempo fa ho letto in un libro:
"…Il giardino è un collegamento diretto con la vita e con la morte.
Si potrebbe dire addirittura che esiste una religione del giardino, poiché insegna profonde lezioni psicologiche e spirituali.
Tutto ciò che può accadere ad un giardino può accadere all'anima e alla psiche: troppa acqua, troppo poca, caldo, tempesta, morte, rinascita, guarigione.
Nel giardino ci esercitiamo a lasciar vivere e morire pensieri, idee, preferenze, desideri, e persino amori.
Piantiamo, strappiamo, seppelliamo, dissecchiamo semi, li seminiamo, li sosteniamo
IL GIARDINO E' UN ' ESERCIZIO DI MEDITAZIONE
Per capire quando è tempo per alcunchè di morire.
In giardino si vede arrivare il tempo del godimento e quello della morte…"
Clarissa Pinkola Estes ha scritto questo in un suo libro di alcuni anni fa, è un analista junghiana che consigliava alle sue pazienti anche la cura del giardino per aiutarle a curare l'anima.
Le sue parole mi sono tornate in mente recentemente, quando anch'io, per la prima volta nella mia vita, ho trovato una casa con un piccolo giardino da curare.
Ne è nata una passione, una passione da coltivare !