“Non vogliamo essere ridotte a titoli quando ci uccidono”. Il Collettivo Transfemminista Queer oggi ha volantinato per le vie di Trento e di fronte alla questura: “Delegittimare una donna che trova il coraggio di denunciare significa attuare una seconda violenza, isolando e indebolendo la sua voce”. I PANNI sporchi si lavano in PIAZZA è lo striscione che le giovani hanno portato, insieme a MAI STATE ZITTE. La giovane che regge il microfono e il telefono racconta brevemente i fatti come sono andati, difende una giovane minorenne che non è stata accolta dalle istituzioni, pur avendo cercato di fare denuncia prima che la situazione personale degenerasse.
Le ragazze che oggi hanno manifestato a Trento, per le vie del centro e davanti alla questura, lo hanno spiegato a chiare lettere: nel momento in cui una ragazza si presenta presso una caserma per una denuncia e la sua voce cade nel vuoto si ripete una violenza peggiore di quella materiale e fisica già superata.
Il volantinaggio per stigmatizzare la violenza sulle donne, parte da un fatto raccontato dal Collettivo Transfemminista Queer, che ha coinvolto una giovane ragazza trentina: a parlare del fatto era stato il quotidiano L’Adige, che era stato contattato direttamente dalla giovane che aveva raccontato la sua storia fatta di intimidazioni e violenze.
La ragazza ha 17 anni quando cade in una relazione violenta, con una persona della sua età, iniziata con degli insulti e dei maltrattamenti psicologici, continuata con un materiale isolamento, quindi le umiliazioni, infine una segregazione vera e propria. La violenza poi è diventata anche fisica. Nel momento in cui la ragazza ha sporto la denuncia il fatto è divenuto peggiore, perché non è stato ascoltato il suo raccontare: “la ragazza si è recata in questura per ben quattro volte senza però che la sua denuncia fosse raccolta”. Per una questione burocratica la ragazza è rimasta incastrata tra la denuncia non effettuata e la relazione violenta non gestita. A quel punto ha scritto ai giornali. Ma nessun giornale, tranne uno, appunto L'Adige, ha parlato del fatto.
Allora Queer ha deciso di prendere le parti della giovane: in piazza insieme a loro per seguire il corteo poliziotte in divisa, che hanno prestato servizio.
Nel volantino si legge “la violenza di genere è un fenomeno sommerso, tanto che nell’unico luogo deputato alla denuncia a una donna è stato negato il diritto di alzare la propria voce. In quel luogo, ‘sicuro’ solo di nome, ha trovato che ha provato a delegittimarla, a farla vergognare, le ha detto che non era credibile, le ha intimato il silenzio”.
Il Collettivo Transfemminista Queer è intenzionato ad andare a fondo alla vicenda, per capire precisamente a quante donne a Trento sia accaduta la stessa cosa (MC).