Spesso nei film americani si sente parlare del “Giorno del ringraziamento”. La curiosità mi ha spinto a fare una ricerca su questa festa e ho scoperto molte cose interessanti.
Il Thanksgiving Day si festeggia negli Stati Uniti il quarto giovedì di novembre, mentre in Canada il secondo lunedì di ottobre.
L’origine di questa festa risale al 1620, quando i Padri Pellegrini sbarcarono nel Nuovo Mondo. Essi trovarono un territorio arido e selvatico, con scarsità di cibo. La primavera successiva, però, le cose cambiarono e il raccolto fu molto abbondante. Così, il Governatore Bradford decise di istituire una giornata nella quale i contadini dovessero ringraziare Dio per il dono ricevuto.
Nel 1863 per la prima volta la festa fu celebrata a livello nazionale: Abraham Lincoln, dopo la guerra civile, chiese agli americani di riunirsi il quarto giovedì di novembre e ringraziare. Da allora, la festa viene celebrata ogni anno.
Tutt’ora, quella del ringraziamento è una festa molto sentita in America, tanto che i festeggiamenti si protraggono per tre-quattro giorni, le scuole e i negozi vengono chiusi, in tutte le città americane si svolgono delle sfilate di carri allegorici con pupazzi giganteschi, bande musicali, cabarettisti. Inoltre, il Presidente degli Stati Uniti quel giorno festeggia mangiando con i soldati.
Come ogni festa che si rispetti, anche il Giorno del ringraziamento ha i suoi piatti tipici, che sono quelli tradizionali dei nativi americani. Il principale è il tacchino, con un ripieno è diverso a seconda della zona: ostriche, focaccia di granturco o riso selvatico. Altri piatti consumati tradizionalmente in quest’occasione sono le patate dolci, il mais, i popcorn, la torta di zucca e i mirtilli (puri o in salsa).
Gli americani trascorrono il Giorno del ringraziamento con le proprie famiglie, e prima di consumare un pranzo molto abbondante, pregano e ringraziano per ciò che hanno.
Dopo aver importato la festa di Halloween, sarebbe bello se anche noi europei celebrassimo questa festa, che ha davvero un bel significato.
Cinzia Crinò