I Consumi e la Distribuzione di carne bovina
La distribuzione delle carni bovine ha seguito un percorso specifico rispetto agli altri comparti dell’agroalimentare per effetto della struttura stessa della distribuzione tradizionale, che si è sempre basata sui negozi specializzati, le macellerie, non facilmente sostituibili dagli specialisti della vendita al banco
all’interno della distribuzione moderna (DM). La DM, tuttavia, incide per il 15% sul fatturato della catena e si sta muovendo molto bene in termini di innovazioni organizzative che prevedono la creazione di centri di lavorazione e distribuzione, l’ottimizzazione del flusso delle consegne finalizzate all’innalzamento della garanzia di freschezza e sta inoltre implementando linee di carni fresche con un proprio marchio (private label).
In Italia, i canali prevalenti di distribuzione della carne bovina sono costituiti dai supermercati (36,6% in complesso), seguiti dagli ipermercati (22,5%) e delle macellerie (26,5%).
Un’indagine condotta da SG marketing presso la GDO ha messo in evidenza la composizione dell’offerta di carni e la sua differenziazione territoriale. In particolare dall’indagine è emerso che la carne bovina rappresenta il 32,4% dell’offerta complessiva di carni presso i GDO, preceduta soltanto dalla carne avicunicola (40%). La maggiore diffusione della carne bovina in tale contesto va riportata anche alla più ampia varietà di tagli possibili. A livello territoriale, la maggiore referenza per la carne bovina arriva dal Nord ovest, dove quest’ultima rappresenta il 37% del totale dell’offerta contro il 32% di quella avicunicola. Situazione opposta si verifica nel Nord est. Infine nelle aree centrali la quota di carne bovina è pari al 40%, lievemente inferiore a quella avicunicola (40%) mentre al sud la quota di carne bovina è inferiore rispetto alla media italiana e superiore per la carne avicunicola. Le informazioni disponibili sulla spesa agroalimentare delle famiglie italiane nel periodo gennaio-novembre 2013 (Gfk-Eurisko) indicano una riduzione degli acquisti di carne bovina fresca e refrigerata sia in volume (-3,4%) che in valore (-3,3%). Tale riduzione ha interessato, soprattutto, la carne bovina fresca
naturale che si è ridotta del -3,6% ed, in particolare, il segmento del bovino adulto (-3,9%). La flessione dei consumi va riportata agli effetti della crisi economica che ha spinto le famiglie verso carni più economiche come quelle avicole, determinando altresì un calo delle macellazioni.