La situazione dei trentenni di oggi è sempre più diffcile. Se ci si ferma a pensare alle prospettive che i sessantenni di oggi hanno avuto quando avevano la metà dei loro anni ci si sente davvero piccoli e fragili. E' molto difficile oggi coesistere con un consumismo imperante e, al tempo stesso, con l'impossbilità di potersi permettere anche solo di vivere. I trentenni di oggi sono poveri. E non perché manchino loro idee, possibilità o cultura. Sono poveri perché non hanno opportunità. Non abbiamo nulla se non i nostri splendidi sogni. Ma quanto è importante sperare in un concorso, in una nomina, quanto si può soffocare dietro chi non paga mai i compensi? Il pubblico e il privato sono territori saturi, in cui ci si fa spazio solo attraverso una rete di amicizie che non sempre è semplice costruire. E ci si sente trasportati sempre più alla deriva, mentre nei genitori comincia a insinuarsi il senso di paura per la vita che comincia a prendere la piega più breve e l'impossibilità di lasciare questi figli soli e senza mezzi. Arrivano, poi, quei momenti in cui pensi che ce l'hai quasi fatta. Ma le cose non stanno così, le cose non esistono mai per come sembrano o vorremmo che fossero. In un mondo ricco di merci e di cose belle, noi possiamo solo permetterci di guardare e sperare che anche per noi si aprano le porte del paradiso... Di quel paradiso. Non è una questione puramente consumistica, è una questione molto sottile. E' l'amor proprio, è l'inadeguatezza, è la difficoltà di sentirsi bene e il ridursi a rinunciare a tutto, ad accontentarsi. La povertà è qui. In menti che non possono aver voci, in corpi che non possono osare, in anni sprecati a rincorrere il sogno di una dignità che nessuno sa darci. Sempre pronti a convincerci di non valere, di non sapere, di non potere e di non essere. Ph. Internet