Brasile: tra ricchezza e povertà i mondiali di calcio
Brasile: tra ricchezza e povertà i mondiali di calcio
L'immagine che abbiamo scelto per Donnissima ha fatto il giro del mondo, suscitando molte dissertazioni e interventi per parlare di ricchezza e di povertà in Brasile. Sì, ricchezza e povertà, metropoli, ville, favelas e case contadine. Perché il Brasile giallo/verde è la terra del tutto e del niente, la meta di turismo e imprenditoria straniera, ma anche la culla della migrazione, delle città fantasma e dei desaparecidos.
Brasile significa tutto: nelle grandi città ci sono servizi avanzati da fare invidia all'Europa, ma ci sono anche le favelas che in Italia quasi non esistono più.
Brasile è ballo, festa, colore, ma anche droga e alcolismo insieme alla tristezza: una nazione completa che porta con sé il positivo e il negativo di una stessa fotografia.
Lo stiamo vedendo con i nostri occhi ora, che le telecamere dei Mondiali di Calcio 2014 si sono soffermate per un breve periodo in questo Stato, dove hanno però trovato fortuna imprenditoriale anche molti nostri conazionali.
Torniamo all'immagine: perché il mondo contemporaneo riesce a far male e a ferire anche nei momenti più belli.
Le diverse facce di un dado, a seconda di cosa esce, dopo il lancio, possono lasciare dolore o gioia: ecco il Brasile che tutti conoscono e che adesso ospita il calcio di tutto il mondo, coscienti che non si mangia dalla palla, ma anche sicuri che non potranno nuocere le intenzioni positive dello sport, anche se si inserisce in un contesto di contraddizioni e di forti contrasti, che non possono restare nascosti, poiché sono una parte importante di una nazione.
Rispetto e sostenibilità è quello che si chiede ai turisti, tifosi, giocatori, imprenditori, uomini dello sport, che sono adesso in Brasile, per dimostrare che anche la ricchezza può in un certo modo essere condivisa. Insomma un pallone sul piatto che serve da monito per essere uomini e non solo persone del business e della competzione.
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