Ma perché si usa dire “lavaggio del cervello” quando ci si riferisce a una manipolazione mentale o a una forma estrema di convincimento per fare cambiare idea a qualcuno? Oggi noi di Donnissima siamo andati a cercare delle informazioni utili per capire che cosa si intende per lavaggio del cervello, un problema attuale, che viene tirato in ballo spesso, quando si parla di comunicazione, di mass media, di politica, di pubblicità e di televisione.
Condizionare, manipolare, convincere, estorcere, indottrinare, sono tante le forme di lavaggio del cervello a cui siamo sottoposti nella società moderna, eppure questa operazione ha una origine molto in là negli anni, era praticata anche nella antichità, per fare aderire con convinzione gli adepti alle sette, ai gruppi religiosi e in genere ai gruppi chiusi.
Storicamente il vero e proprio plagio e le forme di controllo del pensiero si presentano per la prima volta ufficialmente in riferimento ai processi di educazione della Cina comunista e Maoista, per poi allargarsi in Corea. La parola infatti deriva direttamente dal cinese "hse nao" che vuol dire “lavare il cervello”.
Tecniche come quella di fare scrivere il diario, sottoporre a forme di umiliazione, abbassare l’autostima della persona, controllare le informazioni, trasferire il pensiero e le ideologie in forma univoca senza possibilità di dialogo a lungo, consentono di imprimere le idee nella mente delle persone che sono sottoposte a questo rigido trattamento, rendendo pressoché impossibile, secondo quanto concluso da una investigazione della CIA sulla Cina post regime, la considerazione di idee alternative o comunque la libertà di pensiero.
Sempre secondo questa vecchia ricerca, ma ancora attuale, le persone che sono state sottoposte al “lavaggio del cervello” non solo non riescono a capire il pensiero libero, ma sono fortemente convinte che non esistano altre alternative a quanto loro stesse pensano, una specie di gabbia invisibile si è formata intorno ai loro pensieri e non ci sono molte possibilità di discutere o di fare in modo che queste persone possano tornare a pensare liberamente.
Ecco allora quanto diventa importante, per tornare a noi, cercare di evitare le forme di condizionamento che ci arrivano dal mondo della comunicazione, cercando di trasferire, specie sui bambini, che sono più fragili, solo quelle notizie e quelle situazioni che sono pulite, cercando anche di fare in modo che i nostri figli si facciano delle opinioni da sé di quanto gli accade intorno, anche se queste opinioni dovessero essere sbagliate, imprecise o inadatte.
Il tempo per correggere il tiro c’è sempre, il rischio del lavaggio del cervello nella società moderna è che i nostri ragazzi si trovino del tutto incapaci di formulare una idea o un parere in merito alle situazioni e per una naturale forma di adeguamento allo stile sociale, nella indecisione e nella totale incapacità di rapportarsi alla realtà, si adeguino al livello più basso che conoscono, non perché amino trasgredire o comportarsi male, ma semplicemente perché fare le cose male è più facile e attira il consenso di quelle persone che si considerano più forti.
Pensiamo ad esempio al fenomeno del bullismo: questa manifestazione giovanile di prepotenza altro non è se non il frutto del condizionamento, figlio della debolezza mentale dei nostri ragazzi, che si adeguano alle forme primitive di comunicazione, con la forza per capirci, perché non hanno maturato la capacità del confronto e dello scambio di opinioni, anche per colpa della manipolazione sociale.