A volte non si può morire
A volte non si può morire
Qualche settimana fa, le Edizioni Noubs avevano indetto uno dei loro periodici concorsi letterari, rivolto alla selezione di una serie di racconti destinati ad un’antologia. Che c’è di strano? Nulla, a parte il quantomeno singolare titolo del concorso: “La notte in cui morì Silvio Berlusconi”
. Il bando di concorso iniziava così: “Dato per scontato che il nostro Presidente del Consiglio vivrà i programmati 120 anni e che l’intenzione di questo libro non vuole impedire né ha intenzione di opporsi alla realizzazione di tale programma – anche se a dir la verità ultimamente il Nostro ci è sembrato meno giocoso del solito: un fastidioso prurito dovuto al trapianto dei capelli?
La preoccupazione insorta dopo l’intercettazione da parte dei servizi segreti di difesa di una telefonata in cui D’Alema prevede la rinascita e il rilancio di un forte movimento comunista internazionale? Quel che vi proponiamo è di sbizzarrirvi immaginando un racconto avente per oggetto “La notte in cui morì Silvio Berlusconi”. Come morirà, se morirà e non sarà stato nel frattempo clonato? Che ne sarà del muro padano da lui inaugurato poco prima della morte? E voi come reagireste alla notizia del trapasso violento o serenamente teletrasmesso in diretta? E il popolo italiano?”
Questa era l’intenzione iniziale: entro la prossima epifania, scoprire come giovani fantasiosi (molto fantasiosi) scrittori immaginano il momento della morte del Presidente del Consiglio italiano. Ma poi, ed è noto, è scoppiata una polemica piuttosto accesa sulla nascita di un gruppo all’interno di Facebook che si proponeva di riunire tutti coloro che vorrebbero vedere morto il leader del centro-destra. Si è obiettato che, purtroppo o per fortuna, esistono molti altri gruppi all’interno di quest’arena telematica definita social network dedicati alla morte o all’uccisione di qualcuno, ma, data l’importanza del protagonista, si è scelto di cambiare nome al gruppo mantenendolo intatto, anzi, in vita.
E, vista la direzione presa dai responsabili di uno dei siti internet più frequentati in questi telematici tempi oscuri, anche quelli delle Edizioni Noubs hanno ritenuto fosse opportuno modificare il titolo del concorso, che così ora è diventato “La notte in cui fu clonato Silvio Berlusconi”.
“Resta ovviamente invariato lo spirito”, si legge sul sito dell’editore, “che ribadiamo totalmente estraneo all’incitamento a qualsiasi forma di violenza”.
Non tutti si sono trovati d’accordo con questo cambiamento: qualcuno fa notare che non è un buon segno se è necessario spiegare che il tema di un concorso letterario non può essere considerato un’istigazione a delinquere. Dopotutto, qualche tempo fa, gli Stati Uniti produssero un film in cui Bush, l’uomo più potente del mondo, e certamente più potente di Berlusconi, veniva assassinato, ma non venne certo considerato un suggerimento tattico per insegnare ad eludere le procedure di protezione dei servizi segreti.
Comunque, clonazione sia; perché, a quanto pare, è possibile clonare esseri umani vivi… quindi al posto di un’eliminazione si racconterà di una duplicazione.
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