Care lettrici,

non so se tutte voi siete a conoscenza di quale sia il significato profondo dell'8 marzo, la festa delle donne. Dietro questa ricorrenza, oggi purtroppo eccessivamente commercializzata, vi è una tragedia che ha visto coinvolte molte donne. Era il 1908 quando un gruppo di operaie di una fabbrica tessile a New York decise di scioperare, inscenando una forma di protesta contro le brutali condizioni in cui si trovavano obbligate a lavorare. I proprietari della fabbrica chiusero tutte le vie di uscita e un incendio, che divampò all'interno dell'edificio, uccise 129 operaie, tra cui anche numerose italiane. L'8 marzo è diventata dunque una data simbolo, il simbolo delle tantissime angherie, umiliazioni, violenze che la donna ha subito nel corso dei secoli e che ancora oggi sono di stretta attualità. A tal proposito mi piacerebbe informarvi di questa iniziativa intrapresa dal direttore del "Quotidiano della Calabria", Matteo Cosenza, il quale ha deciso di dedicare la giornata dell'8 marzo a quelle donne che hanno deciso di ribellarsi alla 'ndrangheta, spesse volte quindi alla loro stessa famiglia. Donne che oggi sono testimoni chiave nei processi e donne che purtroppo hanno pagato il loro senso di giustiza e il loro coraggio con la vita. E' un modo per non dimenticarle, per evitare che le loro azioni diventino vane.

A mio modo di vedere, dunque, il termine "festa" non si addice molto a questa giornata. Facciamo in modo che l'8 marzo diventi un giorno di riflessione, per ricordare quanto le donne hanno conquistato in termini di diritti ed uguaglianze rispetto ad un secolo fa. Ma non dimentichiamo che c'è da fare ancora tanta strada, in Italia ma soprattutto nei paesi del Terzo Mondo: infibulazione, lapidazione, stupro sono purtroppo all'ordine del giorno. Non trascuriamo questi avvenimenti solo perchè ci sembrano lontano da noi!