Altro che immobili e indifesi!Alberi, erbe e cespugli sono dotati di un vero armamentario di composti chimici tossici, con la quale scoraggiano a chiamare in aiuto altri insetti che combattono per loro. Le piante dialogano fra loro con varie molecole, quelle notturne sono diverse da quelle usate di giorno.
Se le piante sono attaccate o sotto stress, mettono in atto una serie amplissima di difese, la maggior parte delle quali implica l’emissione di composti chimi.
Molte piante sono fornite di difese potentissime:alcaloidi, come la nicotina, la caffeina e la morfina, inibiscono o attivano enzimi particolari, o bloccano la sintesi di proteine essenziali per la sopravvivenza(degli erbivori);la digitale contiene glicosidi che possono uccidere un uomo, e a maggior ragione un bruco, già a dose bassissime; quando sono mangiucchiati da un acaro( minuscoli parassiti, parenti dei ragni) i fagioli Lima di Natale (Phaseolus lunatus) producono composti che ne alterano il sapore per l’uomo, e presumibilmente li rendono indigesti agli acari.
Alcuni di questi composti sono molecole piccole e leggere come l’etilene, che possono percorrere lunghe distanze quando sono trasportate dal vento. Ma per essere più precisi nella comunicazione, le piante utilizzano altre sostanze ancora, come appunto l’acido jasmonico. Le prime notizie delle “pianti parlanti”, come il tabacco o l’Artemisia, furono però accolte con molto scetticismo.
D’accordo, si diceva, le piante emettono sostanze chimiche, ma come fanno le altre ad “ascoltare”. E a reagire a loro volta? Ci pensarono gli studi successivi a chiarire le questioni. E, come spesso accade, a complicare ancora di più il quadro.
Se il tabacco reagisce a sostanze emesse dai vicini aumentando la produzione di altre molecole complesse che bloccano i bruchi, altre specie usano tecniche molto più sofisticate; una volta attaccate, seguendo il detto” il nemico del mio nemico è amico mio”, emettono molecole che richiamano altri insetti o invertebrati, a loro volta predatori degli erbivori.