Oggi parliamo di una donna che, nella sua vita, ha fatto una carriera straordinaria: si tratta di Diana Vreeland, la storica direttrice del Metropolitan Museum del Costume, Nasce nel 1903, inizia la sua vita lavorando per la moda e poi lavorando nella moda; diventa poi scrittrice di moda e redattrice di stile della strada ma anche delle passerelle.
Di lei si sanno tantissime cose, poiché è stata una protagonista indiscussa del "red carpet" fino al termine degli anni ottanta, muore infatti nel 1989.
I suoi lavori di penna sono stati scritti sui paper più noti internazionali: ha scritto per lo Harper's Bazaar (1936-1962) e in seguito per Vogue (1962-1971) per chiudere con la sua collaborazione determinante nel Metropolitan Museum's Costume Institute (1971-1989) che ha portato avanti fino alla fine, diventando da penna a protagonista indiscussa del "fare la moda".
Torna di moda nel 2016, un pochino all'improvviso, poiché le passerelle, quest'anno, hanno dedicato al suo modo di intendere lo stile intere serate di moda. Per la Primavera/Estate infatti tornano di moda i colori eccentrici e gli abbinamenti azzardati, ma anche gli stili che - apparentemente - non sembrano richiamarsi. Ecco, quindi, che Diana Vreeland è stata chiamata in causa come mentore di questo genere di look e di tendenze.
Ma cosa pensava esattamente della moda la Vreeland, non è difficile cercare tra le sue pagine scritte quello che lei pensa davvero della moda: "Bisogna avere stile - scriveva - aiuta a scendere dalle stelle tra gli uomini. Aiuta a svegliarsi al mattino. E' un modo di vivere. Senza stile non si è nessuno. E non si tratta di vestire - e ancora - la passione è la cosa migliore, senza la passione che cosa abbiamo? Intendo dire che se tu ami qualcuno, puoi amarlo tanto quanto riesci, ma se non ci metti anche passione, se non ardi, se non ti consumi, è come se questo amare non lo avessi vissuto!" E poi, secondo la Vreeland lo stile di tutti coloro che lo possiedono, sta nell'originalità.