Magia verde: quello che non sappiamo delle piante. Parte 3
Magia verde: quello che non sappiamo delle piante. Parte 3
Cari lettori di Donnissima, eccoci giunti alla terza parte del nostro viaggio nella Magia verde. In questo post vi parlo della Belladonna e dell’Ebbio. La Belladonna il cui nome scientifico è Aropa belladonna, è imparentata in qualche modo con la famiglia del pomodoro e della patata. Appartiene ad una delle piante più velenose della famiglia delle Solanaceae. Il nome deriva da Atropos, una delle tre Parche, divinità che recideva il filo della vita. Fu usata a scopo cosmetico fino all’Ottocento per dilatare le pupille e nei riti magici. L’arbusto perenne cresce spontaneo oltre i 700 m di altitudine. La belladonna genera dei frutti, più precisamente delle bacche scure e lucide invitanti nell’aspetto che però sono molto tossiche. L’intera pianta è velenosa, specie la radice. Si prescrivono preparazioni omeopatiche per alleviare congestioni, infiammazioni acute coliche addominali. L’Ebbio, Sambacus ebulus, detto anche sambuchello è un’erbacea perenne che appartiene alla famiglia delle Caprifoliaceae. Spesso è confuso con il sambuco nero. L’ebbio ha odore sgradevole e grandi infiorescenze bianche ad ombrella. Le radici e i frutti, neri, lucidi e carnosi contengono sostanze velenose: provocano nausea, vomito, dissenteria. Sono pericolossissimi per i bambini. Nella medicina popolare cataplasmi con le foglie alleviano distorsioni, mentre il succo fresco sui ferri di cavallo contrastava la ruggine e  lo difendeva dai serpenti. Wow!
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