Tempo fa il giornalista Vittorio G.Rossi scrisse che non si può capire la psicologia di un popolo se non si assaggiano i suoi cibi e non si gustano i suoi vini.Quello che possiamo dire per certo è che la cucina piacentina è vincolata alla terra più di molte altre regionali.
"E' più schietta" - trova Vincenzo Bonassisi - "per un legame che è rimasto più vivo con la campagna, con il pollaio, anche quando impegna massaie e cuochi a piatti più complessi e raffinati."E' la nostra, dunque, in prevalenza una cucina contadina, creata dalla gente del contado con i prodotti dei campi e denuncia inequivocabilmente l'origine e il carattere agricolo della nostra Piacenza. E' una cucina composta di piatti forti e robusti per uomini semplici, solidi, tutti di un pezzo.
Accanto a questa cucina rustica, nel passato ne esistette un'altra, quella delle famiglie nobili, della quale abbiamo una testimonianza ininterrotta attraverso pergamene, manoscritti e testi.
La documentazione più antica sulla varietà e raffinatezza dei nostri cibi ci viene dai cronisti che, oltre al resto, ci parlano di gelatina di selvatici e di polli, di giuncate, di complicati pasticci di farinacei, cacciagione e pesci, di pavoni cotti e vestiti, di orsi dorati con sapore citrino, di pietanze spettacolari presentate i tazze d'oro e scodelle d'argento, di bocconi di animelle con zuppa sotto, di biscotti papalini pilottati.
Anatra al sale:
Pulite e svuotate bene l'anitra, tagliate testa e zampe, lavatela ed asciugatela con un tovagliolo anche all'interno, in cui poi verserete il cognac, la salvia e il rosmarino tritati; cucite e legate bene.
Preparate poi una "rostiera" capace, cospargete il fondo con un dito di sale grosso, ponetevi l'anitra e copritela con il rimanente sale.
Mettetela in forno per un'ora e mezzo circa, fino a cottura completa.
Cavoli Ripieni:
Fate cuocere al dente in acqua salata un piccolo cavolo, scolatelo, allargate le foglie centrali e nell'interno mettete il ripieno fatto con pane, un pizzico di sale e pepe, formaggio, carne lessa tritata e 2 o 3 uova.
Ricomponete il cavolo, legatelo con un filo perchè il ripieno non si espanda e fate rosolare con olio e burro finchè non sarà ben colorito in una casseruola di terracotta.
Focaccia con i ciccioli:
Tagliate i ciccioli a pezzetti, fateli soffriggere in una padella con un pò di strutto od olio e lasciate in caldo.
Impastate la farina con l'acqua, il sale, i due tipi di lieviti; da ultimo unite i ciccioli tiepidi.
Fate riposare un'ora e mezzo sotto ad un tovagliolo e un panno di lana.
Rompete l'impasto, amalgamate, date forma rotonda o quadrata, schiacciando con le nocche delle mani, infornate a forno caldo, poi abbassate.
Anolini (Anvein):
Preparate lo stracotto, staccando la carne magra con due spicchi di aglio, fatela rosolare nel burro a cui aggiungerete una cipollina, un gambo di sedano, sale, pepe, una carota droghe poi il vino rosso (ed eventualmente il brodo) e fate cuocere adagio per cinque minuti il liquido sarà assorbito quasi completamente.…
....Con la farina e le uova preparate la pasta, tiratela in una sfoglia sottile, disponete da un lato tante palline di ripieno, ripiegate la pasta in modo da coprire il ripieno e tagliate la pasta in modo da coprire il ripieno e tagliate con la classica forma di metallo gli anolini che, una volta pronti, avranno la forma di una piccola mezzaluna.
Cuoceteli nel tradizionale brodo e serviteli in brodo cosparsi di buon grana grattugiato.
Gnocchi montanari:
Lessate le patate badando che siano di qaulità farinosa, sbucciatele, passatele al setaccio, aggiungete la farina, l'olio, l'uovo, il sale e un bicchierino di grappa, formate delle bisciette e tagliateli a pezzetti lunghi un centimetro circa, passateli sulla grattugia.
Preparate il sugo facendo imbiondire la cipolla con il burro e l'olio, aggiungete la carne tritata (o i funghi) e la salsa di pomodoro e fate cuocere lentamente.
Cuocete gli gnocchi in acqua salata, scolateli e condite.
I vini :
L'importanza dell'uva e del vino nella storia dell'umanità è scontata da Noè in poi.Addirittura sembra che questi prodotti siano stati determinati nelle vicende della nostra terra. Citiamo come esempio Paolo Diacono, il famoso autore delle "Historia Langobardorum", il quale, nel tracciare la storia della nostra penisola, da una versione tutta sua delle cause dell'invasione dei Galli. Essi, infatti, dopo avere assaggiato il vino proveniente dall'Italia, sarebbero rimasti talmente entusiasti da decidere di partire ipso facto alla sua conquista.
Del faleroi e di altri vini meridionali sono piene le pagine degli autori romani; ma di quelli settentrionali e dei nostri che si dice?
Che i nostri vini siano stati famosi sin dall'antichità, fa fede il rimprovero che Cicerone rivolse, nel corso di una arroventata seduta nel Senato, al suo antagonista, cui rinfacciò a muso duro di "deliberare un pò troppo gli squisiti vini del piacentino", di cui era originario.…
...La vite, malgrado il calo verificatosi negli ultimi decenni, ha ancora una notevole importanza nell'economia piacentina, specie nella zona collinare…
...La carenza di iniziative tese a valorizzare la nostra produzione, fece si che - sino ad una certa epoca - la fama dei nostri ottimi vini rimanesse circoscritta entro i modesti limiti dell'ambiente locale.
I primi segni della riscossa vinicola si ebbero nel 1938, tre anni dopo venivano inseriti nell'elenco dei vini italiani pregiati, il rosso Gutturnio e il bianco Monterosso della Val D'Arda. Ma solo nel Luglio 1967 era sancito il riconoscimento della denominazione di origine controllata del Gutturnio dei colli piacentini, del Monterosso e del Trebbianino Val Trebbia…
...La Malvasia, comune a quasi tutte le zone collinari del piacentino, è di colore paglierino, aroma intenso, sapore aromatico secco o amabile o dolce con gradazione alcolica minima complessiva sui 10,5°