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Femminicidio: cari tutti un po' di sana autocritica
Femminicidio: cari tutti un po' di sana autocritica
Il femminicidio e la violenza contro le donne sono un problema culturale che si rispecchiano nella realtà come una piaga sociale.
Finché penseremo di essere un Paese civilizzato, ma saremo succubi di stereotipi che si perdono nel tempo, non potremo mai pensare di essere al sicuro. Allo stesso modo pensare che sia una minigonna a "scatenare" le violenze riduce la percezione del cervello umano ad un mero pezzo di carne incapace di capire o proporre ragionamenti logici. 
Non siamo al sicuro da noi stesse tutte le volte che non riusciamo a farci valere come Donne all'interno della società, ogni volta che riteniamo di non poter fare qualcosa perché nate del sesso "sbagliato". Se uno dei due sessi doveva essere considerato "sbagliato" non sarebbe mai esistito, la natura seleziona le cose sbagliate e impedisce loro di rigenerarsi e riproporsi nel tempo.
Allo stesso tempo siamo deboli e vittime della mentalità maschilista ogni volta che per affrontare una situazione pensiamo che tutto sarebbe più semplice se solo accavallassimo le gambe e battessimo le ciglia. Bisogna essere educate a essere donne e non vittime, bisogna essere consapevoli della parità.
Sarebbe importante dire ai propri figli e ai bambini nelle scuole che non è così scontato essere tutti uguali. Siamo tutti uguali donne e uomini, ognuno nelle sue diversità che rendono la vita di tutti i giorni una sfida. L'uguaglianza non è indossare le gonne o i pantaloni, ma riconoscere le medesime capacità nello svolgere un determinato lavoro e lo stesso diritto ad amare, a lasciare e a ricominciare.
Nascere uomo non dà il diritto di essere padrone della propria compagna. Un rapporto d'amore è un rapporto di parità e complicità non di sciocca subordinazione. Poi, così come l'uomo tante volte sbaglia e cambia idea anche la donna può sbagliare e cambiare idea e mai e poi mai deve pagare con la vita un addio o un amore sbagliato. A tal proposito c'è poi da sottolineare che sono spesso e soprattutto compagni con cui si arriva alla separazione i carnefici, il che la dice lunga sulla cosiddetta "provocazione"!


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