IL CERBIATTO INNAMORATO E LA BUGIA D'AMORE
C’era una volta un uomo che aveva una moglie di nome Samantha. Non erano sposati da molto. Un giorno, l’uomo disse alla moglie che sarebbe andato a lavorare tra le montagne e sarebbe tornato dopo una settimana. Le chiese quali doni desiderava ricevere al suo ritorno. La donna chiese sette doni. Uno per ogni giorno di assenza dell’amato marito. In cambio, al suo ritorno gli avrebbe fatto trovare la cena più buona mai preparata prima. Durante i sette giorni di assenza del marito, Samantha s’impegnò a studiare i più antichi manuali di cucina. Divenne capace di preparare il pane, i biscotti e le leccornie più ghiotte. Passò le sue giornate a cucinare senza dedicarsi ad altro. Giunse il settimo giorno. Suo marito sarebbe tornato e avrebbe trovato il tavolo imbandito con piatti prelibati. Dalla casa di Samantha fuoriusciva un profumo delizioso tanto che un cerbiatto si avvicinò. La porta era semichiusa e il cerbiatto riuscì a entrare. Samantha era così concentrata al punto da non accorgersi dell’ospite. Il cerbiatto si avvicinò a lei e la toccò con il musetto. La donna si spaventò molto gettando l’acqua bollente sulla povera bestiola. Resasi conto che si trattava di un dolce cerbiatto, decise di rifocillarlo e accudirlo in attesa dell’arrivo di suo marito. L’ora di cena era ormai giunta da un bel pezzo, la tavola era imbandita a festa e del marito nemmeno l’ombra. Samantha triste e preoccupata si addormentò in attesa del suo sposo. All’alba le venne in sogno una strana creatura, metà donna e metà fiore, che le disse che il marito sarebbe stato via sette mesi e non sette giorni e che il cerbiatto era il primo dei sette doni che aveva chiesto. Al risveglio, Samantha obbedì a quanto gli era stato detto dalla strana creatura e tenne con sé il capretto. Sparecchio la tavola e conservò il cibo che aveva preparato con tanta cura. Non sapendo come passare i suoi giorni pensò di creare un orticello e un giardino con i fiori più belli in modo da accogliere il suo amato nel migliore dei modi possibili. Certa che ne avrebbe ricavato qualcosa di buono, non si chiese il perché di tanta lontananza. Il cerbiatto era la sua unica compagnia e passava intere giornate a giocarci e a prendersene cura. Passarono tre mesi e Samantha si era ormai abituata all’assenza di suo marito. Nonostante tutto, continuava ad allenarsi in cucina per diventare un' ottima cuoca. La sua casa continuava a emanare profumo e spesso le capitava di trovarsi in casa altri animali. Ogni volta che un animale entrava in casa sua, la strana creatura mezza donna e mezzo fiore le tornava in sogno a ricordarle il ritorno del marito e a ripetere di tenere con sé solo il cerbiatto ma non anche gli altri animali. Prima o poi avrebbe capito il perché. Il cerbiatto era il marito trasformato così da madre natura come punizione per aver mentito alla moglie sulla sua assenza e per aver mancato di rispetto ai fiori sacri del bosco. Secondo la maledizione se avesse resistito a stare accanto alla moglie sotto le sembianze di un cerbiatto senza mai versare una lacrima nel vederla soffrire, sarebbe tornato di nuovo uomo. Nel caso in cui gli fosse invece scesa anche solo una lacrima, sarebbe rimasto cerbiatto per sempre e qualcosa di strano sarebbe accaduto alla sua amata. Per i mesi successivi, osservò notte e giorno la moglie che con tanto amore attendeva il marito. Arrivò finalmente il settimo mese. Samantha si rimise all’opera per preparare la cena in onore dell’arrivo di suo marito. Il cerbiatto o meglio suo marito si mise accanto al lei, certo che all’arrivo del tramonto sarebbe ritornato uomo. Purtroppo qualcosa andò per il verso sbagliato. La donna stava sbucciando le cipolle al punto da far lacrimare gli occhi al cerbiatto. Una lacrima finì sulla mano di Samantha. Il cielo si oscurò. Lei ebbe appena il tempo di voltarsi e di vedere suo marito in carne ed ossa. Felici si strinsero forte. Purtroppo, non appena si baciarono, accadde qualcosa di orribile. Samantha si trasformò in una pianta e il marito tornò cerbiatto. La casa divenne un mulino a vento circondato da fiori color cipolla con le foglie a forma di lacrima. Il cerbiatto fu costretto a vagare per l’eternità nel bosco vicino e a cibarsi delle piante cresciute intorno al mulino. La morale è che non bisogna mai mentire sul tempo che occorre per compiere un viaggio o qualunque altra cosa perché l’attesa è la maledizione più vicina alle pene d’amore…