Sono ormai quasi giunta alla fine della mia prima maternità, mancano solo 4 settimana alla data di parto presunta, e la paura, che fino a questo momento era stata assente, comincia a farsi sentire.
Quello che tutte le future mamme desiderano è un parto tranquillo, il che non significa indolore, ma sereno e senza complicazioni.
Questo è maggiormente possibile se le persone che ci circondano contribuiscono a rasserenare il clima, e se si è consapevoli di tutti gli aspetti del travaglio e del parto, che stiamo per vivere.
Durante il travaglio cominciano le contrazioni, in genere brevi e non particolarmente dolorose. Si tratta di dolori simili a quelli mestruali, l’indurimento dell’utero per un paio di secondi, seguito da un progressivo rilasciamento. La durata del travaglio è variabile, si va dalle 6 alle 12 ore nel caso di primo figlio. Durante il travaglio si arriva alla completa dilatazione della cervice, si parla di “appianamento del collo dell’utero”.
Una volta terminata questa fase l’impulso a spingere verso il basso è un riflesso istintivo, causato dal peso della testa del bambino. Questo movimento non provoca dolore né alla madre, né al bambino. Le spinte fanno si che i tessuti abbiano la possibilità di adattarsi ed adeguarsi alla testa del bambino. E’ in questa fase, che dalla sala travaglio, si viene trasferite nella sala parto.
Il primo segnale della nascita imminente, è lo spuntare della testa del piccolo. Una volta fatta la sua comparsa la testa esce completamente in un paio di contrazioni. La sensazione che si prova, è quella di un intorpidimento generale di tutta la zona, dovuta al fatto che la testa del bambino, tendendo i tessuti vaginali, li assottiglia al punto da neutralizzare i nervi. Ciò comporta una sorta di anestesia naturale. E’ in questo momento che l’ostetrica, nel caso ci possa essere il rischio di lacerazioni, procede all’episiotomia, una piccola incisione che agevola il passaggio del bambino.
Una volta nato, se respira normalmente, è possibile chiedere da subito di poterlo appoggiare sull’addome, per poter stringerlo a sé! Nulla è più importante per un neonato, che il contatto con la pelle della mamma ed il suono rassicurante della voce dei genitori.
Dopo circa un quarto d’ora l’utero riprende a contrarsi per espellere la placenta.
A differenza di qualche anno fa, si provvede a tagliare il cordone ombelicale soltanto quando questo smette di pulsare. Si pensa infatti che il bambino tragga un beneficio dal fluire del sangue placentare attraverso il cordone.
Una volta proceduto al taglio, cercate di attaccare al seno il costro bambino, prima possibile, preferibilmente entro i primi cinque minuti di vita. Il colostro prodotto nelle mammelle contiene anticorpi che proteggeranno il bambino.