Quando sento parlare di aborto con eccessiva facilità sento un nodo alla gola. Mi viene in mente di essere stata anch'io, come tutti del resto, un piccolo groviglietto di cellule fluttuante nel ventre di una donna. Non credo che fossi cosciente della mia esistenza in quel momento, ma sta di fatto che continuavo ad accrescermi e mi sento di dire "esistevo" già da allora. La mia mamma non aveva nessuna intenzione di abortire, ma il medico al quale si era rivolta, per scarsità di preparazione o a per altra ragione non dipendendente dalle sue capacità, mi scambiò per un "fibroma" per cui necessitava eliminarmi.
La cosa stava per realizzarsi, mia madre era sul punto di subire l' intervento ambulatoriale che la doveva liberare da quello che pensava un malefico ammasso di cellule, quando per un per me fortuito cambimento di programma preferì rimandare l'intervento e consultare un altro medico.
Scoprì così di essere incinta di me che ora posso raccontarlo.
Ecco perché, quando sento parlare di aborto, la questione mi mette in una certa agitazione.
Non si possono dimenticare, é vero, i diritti delle donne che vogliono abortire, le condizioni di precarietà e bisogno che attraversa chi ricorre a una simile soluzione.
Alle volte, mi sembra, sia solo per liberarsi di una gravidanza "scomoda", di un "fastidio" inutile.
Scusatemi, ma un essere umano non può essere un fastidio da eliminare. A questo punto potremmo applicare il discorso ad un parente malato, a un portatore di andikap o magari a un marito/una moglie che intralci la nostra vita!
Ma non sarebbe meglio eliminare i problemi contingenti e non la piccola vita in arrivo?
L'ammasso di cellule o il piccolo feto avrà pure qualche diritto.
Se certo é impossibilitato a parlare, qualcuno dovrebbe dargli una difesa, una voce.
In quelle poche cellule c'è una vita incommensurabile e piena, c'è vita.
A chi giustifica l' aborto nelle prime ore o giorni adducendo che è ancora presto per parlare di vita, vorrei chiedere:
Perchè abortire? Non servirebbe!
La parola abortire deriva dal Latino "aboriri", cioé "perire", "nascere prima del tempo". Se non ci fosse vita non servirebbe eliminarla!
Prima di pensare che le donne abbiano diritto ad evitare la gravidanza, pensiamo che hanno diritto ad affidare il nascituro in adozione mantenendo segreta l'identità, diritto ad essere aiutate a poter crescere il figlio serenamente, diritto a non vivere poi con un rimorso tremendo per il resto della vita.
Diamo anche qualche diritto a quel piccolo esserino indifeso che non ha chiesto di venire al mondo, ma che magari ci vorrebbe restare!