Diretto da Stephen Frears. Scritto da Christopher Hampton.
Con Michelle Pfeiffer, Kathy Bates, Rupert Friend, Felicity Jones..
Drammatico, 110 min. .
Gran Bretagna - Germania - Francia, 2009...
Parigi, 1906. La vita della belle epoque francese vede protagoniste, tra gli altri, le bellissime cortigiane. Una delle più affascinanti e conosciute è Léa, che, prima di veder sfiorire la propria bellezza, ha deciso di ritirasi a vita privata senza rimpianti. Una sua amica e collega, Madame Peloux, le presenta suo figlio, chiamato con l’affettuoso nomignolo di Chéri, e la prega d‘introdurlo, con l’uso delle sue arti femminili, al mondo dell’amore. Quando questa relazione si trasforma davvero in un sentimento sincero, però, Madame Peloux organizza il matrimonio del figlio con la giovanissima Edmée.. E il distacco tra i due amanti non potrà che essere doloroso..
Fin dalle prime inquadrature, questa pellicola di Stephen Frears non può non affascinare: i colori sgargianti e accoglienti degli ambienti (molto inglesi, nonostante ci si trovi in Francia) e il loro elegante arredamento, gli abiti perfettamente studiati e realizzati da Consolata Boyle, la bellezza dei protagonisti, la musica delicata e contemporaneamente penetrante di Alexandre Desplat. Insomma, un quadro sicuramente degno d’essere ammirato. Ma, soprattutto e sopra a tutti, c’è lei: Michelle Pfeiffer, che con la sua femminilità e con le affascinanti rughe dei suoi cinquant’anni, seduce il giovane Chéri e gli occhi del pubblico.. Non conta la storia vista e rivista decine di altre volte dell‘amore che nasce per caso ed è destinato alla tragedia, non contano i tentativi di leggere in questo schema lo scontro storicamente e inevitabilmente umano tra sentimenti e convenzioni sociali, non conta l’intervento del regista come voce narrante nel tentativo, forse, di rendere ancora più personale il suo lavoro..Conta un po’ la bravura, come sempre, dell’inarrivabile Kathy Bates, che intreccia argute e sottili conversazioni con l’innamorata ma non illusa Léa.. Ciò che davvero conta, in tutte le quasi due ore del film, è il fascino, la matura bellezza, il sorriso capace di essere sincero ma anche di mentire della protagonista. Solo lei conta.. Non importa che, dopo l’apprezzabile inizio, la sceneggiatura si adagi decisamente troppo nel dolore dell’amore narrato da Colette nei suoi due romanzi (“Chéri” e “La fine di Chéri”). Si potrebbe togliere l’audio e ammirare le espressioni del viso non compromesso chirurgicamente (almeno non in maniera visibile) di Michelle Pfeiffer, per non rimpiangere di aver pagato il biglietto.
Presentato in concorso al Festival di Berlino 2009.