Luxuria polemizza con Carlo Conti, per aver chiamato Conchita Wurst, Tom. Poi si Twitter rincara la dose e verifica le informazioni incrociate, libera iniziativa, nessun accordo.
Siamo nell'epoca del comunicare libero, dei social network: Carlo Conti ha vissuto l'Italia, un conduttore che non ha mentito sul sentore dell'opinione del cittadino medio italiano, si faccia quello che si vuole sul palco, ma il nome "Tom" è quello anagrafico, e in questo contesto era giusto che fosse detto così. Viviamo nell'epoca dell'omofobia? No.
L'artista ha risposto di "Essere rimasta stupita" ma Carlo Conti ha probabilmente ritenuto più adatto tagliare alle polemiche sul Festival, attirandole tutte su se stesso, ha fatto bene.
Ha fatto bene come han fatto bene gli altri, quest'anno, a seguire un canone più elegante e tradizionale, classico, non per niente hanno vinto, onestamente, le canzoni migliori, è uscito il parere reale del Festival Italiano, cioè il riassunto dell'Italia che guarda il Festival, e le piccole gaffe hanno coperto invece le polemiche enormi che scelte, come quella di proporre valori come Amore, Famiglia, Sessualità, in una kermesse secolarizzata, avrebbero portato con sé.
Meglio una gaffe o un pandemonio? La gaffe, detto tra le righe, aiuta tutti, per primi gli artisti, a soffrire di meno e con leggerezza. Del resto, anche a Platinette, Arisa, non ha consegnato i fiori. Un'altra gaffe?
Il risultato di tutto ciò è meno polemico di quanto sembri, infatti le polemiche si sono placate subito: uomo, donna, drag queen, omosessualità, persone prima di tutto, poi se non coincide sulla carta all'aspetto fa lo stesso, si canta, è il Festival della canzone, non della sessualità e tutti cantano e sono belli, bravi, simpatici, ognuno nella propria misura, indipendentemente dalla vita privata, ma anche convivendo con queste eccezionalità di ciascuno, che caricano e designano l'artista nella sua completezza.