La lunga serialità costituisce uno dei prodotti cardine del palinsesto televisivo.
Il termine “lunga serialità” ricopre un’area semantica abbastanza vasta, in quanto indica tutti quei prodotti caratterizzati dal fatto di essere testi narrativi che si snodano in più episodi. Si tratta quindi di un vasto contenitore che include numerosi generi, dai serial (soap opera e telenovele) alle serie, alle sit-com.
Dalla sua nascita fino a oggi, la lunga serialità è stata oggetto di un dibattito, caratterizzato dalla contraddizione tra l’enorme successo di pubblico e la valutazione negativa dei suoi contenuti da parte degli studiosi dei media. Spesso i nostri registi sono indotti a vedere nella serialità un abbassamento del loro valore. Il cineasta è più tentato di fare il “film d’autore” piuttosto che orientarsi in un film medio. I motivi di questa scarsa considerazione, se non antipatia, sono diversi. Ad esempio c’è chi considera la lunga serialità una formula residuale dell’era, ritenuta al tramonto, della televisione generalista terrestre; c’è chi pensa che i prodotti seriali costituiscano una colonizzazione culturale da parte degli Stati Uniti; o ancora c’è chi ritiene la fiction banale, in quanto spesso prevedibile.
In realtà, per quanto poco originali, banali e ripetitive possano apparire (e talora realmente siano), le storie narrate dalla televisione rivestono importanti significati culturali. La fiction offre materiale prezioso per comprendere il mondo in cui viviamo. Senza rispecchiare fedelmente la realtà e senza propriamente deformarla, i racconti televisivi selezionano, rielaborano, discutono e commentano temi e problemi della nostra vita personale e sociale.
Spesso la televisione viene paragonata al cinema, e di conseguenza snobbata. Il film è un’opera, il programma televisivo è un prodotto. Nel cinema domina la singolarità, percepita come “artigianale”; in televisione invece prevale la serialità, vista come processo fortemente industriale.
È importante sottolineare che la qualità di un prodotto televisivo è il risultato di un insieme di fattori tecnici, economici, contenutistici, politici, e pertanto non và giudicata con i criteri prevalentemente estetici del cinema. Un prodotto di lunga serialità deve tener conto non tanto e non solo di elementi quali, ad esempio, l’abilità istrionica di un attore, la ricchezza delle scenografie o dei costumi, la firma di un regista famoso: è necessario, invece, adottare alcuni criteri pertinenti alla natura industriale del prodotto, quali il ritmo narrativo, il grado di novità e di interesse delle tematiche affrontate, l’originalità dei dialoghi e del linguaggio, la verosimiglianza e la credibilità delle situazioni, la redditività del programma in termini economici, la capacità di costruirsi un’audience fedele ecc. Ma soprattutto, la tv e il cinema sono due mezzi diversi per quanto riguarda la fruizione: la tv – al contrario del cinema – si guarda prevalentemente tra le mura domestiche, per rilassarsi, dopo una giornata di lavoro. Abbondano quindi programmi leggeri, poco impegnativi mentalmente e rassicuranti, come può essere appunto un prodotto seriale.