La scuola, l’università, la pubblica amministrazione, la nostra casa…nella società del web2.0 siamo tutti più informati, tecnologici, “avanti”ma il web è un arma a doppio taglio. Se da un lato costituisce uno strumento di lavoro per migliorare l’insegnamento, dall’altro è tra le principali cause della cosiddetta “società della solitudine” in cui i ragazzi usano internet per finte amicizie o nozionismo.
L’uso didattico di un computer, di una macchina non deve essere abusato o sostituito alla mente umana ma valorizzato al fine di creare un percorso utile per insegnanti e alunni, in grado di arricchire il nostro patrimonio collettivo.
Il web è aggiornamento, è documentazione dinamica, è “sinapsi sociale” in modo particolare per tutti coloro che insegnano a studenti universitari e non e si impegnano affinchè la struttura reticolare (insidiosa) di cui il web dispone, in cui è facile perdersi, produca dei buoni risultati. Occorre gestire il web proprio come se si trattasse di un articolo di giornale: chi, cosa, dove, quando, (Who, what, where, when , why) affinché “il prodotto finito” sia realmente in grado di agevolare l’apprendimento durante le ore di lezione.
Spesso uno dei problemi più comuni che si incontra usando il web sta nell’impossibilità di spiegare pienamente ad altri docenti, il senso del proprio lavoro on-line o nel ricreare quel tipo di clima con i ragazzi, se l’insegnante è diverso.
Tuttavia, se si pensa che insegnare sia solo valutare la teoria, la cultura, il bagaglio professionale o l’esperienza che si possiede, ci si sbaglia, infatti insegnare è oggi mettersi nei panni di ciò che la scuola deve produrre.
Che tipo di società è quella attuale? Una società della conoscenza? Se si pensa che una famiglia su due non ha un personal computer ma ha due o più telefonini a persona è lecito dire che viviamo nell’era della comunicazione, del grande fratello, del controllo costante da parte di qualcosa o qualcuno.