Facebook apre alla normativa italiana per il reato di diffamazione
Su internet dà al collega del raccomandato e del leccaculo e ne paga le conseguenze facendosi defenestrare dal servizio presso la Guardia di Finanza. Il fatto non è passato inosservato, tanto che l'interessato degli insulti è stato riconosciuto da altri e quindi il colpevole delle parole è stato punito severamente.
La Cassazione ha deciso infatti in data odierna di punire questo genere di reati, conosciuti come diffamazione, anche se non si leggono in chiaro i nomi delle persone coinvolte, a meno che non si riesca ad individuarle con certezza per i particolari specifici contenuti nel post.
Di conseguenza parlar male su facebook delle persone è l'equivalente di parlarne male al bar, con le dovute norme del caso. Ecco quindi che non conviene insultare capi, colleghi e persone che possono essere interessate a seguire la vostra pagina, perché le conseguenze potrebbero essere più lunghe del previsto.
Non è ancora chiaro il ruolo dei genitori nei confronti dei figli minorenni che usassero internet, ma si presume che la legge sia applicata anche ai giovani, per cui maggiore controllo è sempre cosa buona.
Riassumendo dunque ecco che cosa cambia: nel caso in cui gli insulti si riferiscano a persone che potrete riconoscere, bisognerà fare attenzione, prima di tutto a non insultare direttamente se possibile la persona, a non parlare della persona così male da incorrere in un reato e eventualmente a non parlare di cose facilmente ricollegabili a situazioni concrete.
La legge non chiarisce che cosa accade se si parla di sconosciuti, personaggi famosi, persone del mondo dello spettacolo o persone che si conoscono attraverso i mass media, poiché tratta i casi di liti tra conoscenti e persone afferenti.