Cento anni fa nasceva il genio di Alan Turing
Cento anni fa nasceva il genio di Alan Turing
100 anni fa nasceva un uomo che ha dato molto all'umanità. Non fu solo l'inventore, il costruttore e l'utente di uno dei primi computer al mondo, fu soprattutto il primo a formulare l'idea di una "macchina universale" capace di svolgere innumerevoli compiti a seconda di come è stata programmata.
La storia di Turing dimostra come l’ignoranza e il pregiudizio abbiano costi umani e materiali incalcolabili.
Se esistono i geni ed è possibile immaginare un pantheon nel quale siedano quelli che più hanno contribuito allo sviluppo tecnologico e scientifico, ad Alan Turing vi spetta un posto di diritto. Purtroppo un posto di riguardo gli spetta anche nel pantheon dei martiri dell’ignoranza e del pregiudizio ideologico in età moderna, moderni martiri di altri tempi ai quali è stato impedito fisicamente e violentemente di vivere la vita che desideravano, dalla tirannia della morale costituita.
Turing visse solo 42 anni, nei due terzi dei quali produsse tali e tanti contributi scientifici innovativi da porlo tra i massimi scienziati di sempre. Si ritrovò molto giovane a Princeton, chiamato da Alonzo Church, un logico e matematico che in contemporanea a lui aveva risolto un difficile problema matematico, ma in maniera migliore. A Princeton in quegli anni lavoravano tra gli altri Einstein, Gödel e Neumann, per citarne alcuni. una compagnia che non mise in imbarazzo il giovane Turing negli anni che vi trascorse dal 36 al 38, ma che anzi si risolse in un fruttuose e mutue contaminazioni. Oltre ad arricchire il suo percorso accademico, si fece notare al punto che Neumann lo invitò a restare e partecipare a un so progetto. Ma Turing, mai scontato, rifiutò l’onore e l’opportunità per tornare in Gran Bretagna, che ormai era all’alba della guerra con la Germania.
Durante la guerra Turing conseguì uno dei suoi più noti successi, guidando il gruppo che costruì le prima macchine computazionali in grado (diremmo oggi) di craccare l’impenetrabile “codice enigma” con la bruta forza di calcolo di una macchina alimentata dall’elettricità. Turing non fu solo l’inventore, il costruttore e l’utente di uno dei primi computer al mondo, fu soprattutto il primo a formulare l’idea di una “macchina universale” capace di svolgere innumerevoli compiti a seconda di come è stata programmata. Fu anche un geniale crittografo, matematico tra i più distinti, compiendo incursioni brillanti anche nella chimica e nella biologia.
Le intuizioni matematiche e logiche di Turing non si contano, ripercorrendone la bibliografia sembra davvero impossibile ricordarle tutte e persino stabilire gerarchie d’importanza all’interno di un’opera tanto breve quanto incredibilmente intensa e di superba fattura. Sua la “Macchina di Turing“, incursione necessaria nella semantica per superare brillantemente il limite posto dal teorema dell’incompletezza dei sistemi formali di Gödel. Dicesi Macchina di Turing, una macchina che ha la funzione di distinguere tra un’intelligenza umana e una artificiale. Il problema di riconoscere l’intelligenza nelle macchine si pose fin da subito e Turing superò di slancio problemi come quello rappresentato proprio dal definire cosa sia un’intelligenza, ideando un test nel quale un operatore umano dialoga con una macchina e un altro operatore umano attraverso una tastiera, senza sapere quale dei due sia umano. Quando l’operatore si trovi di fronte all’incapacità di stabilirlo o pensi di avere a che fare con due umani, vorrà dire che la macchina ha dimostrato abbastanza da poter essere considerata intelligente come un umano.
Possono sembrare questioni sottili e poco rilevanti, ma sono questioni risolte le quali si sono aperte le porte dell’era informatica. Intuizioni e innovazioni grazie alle quali oggi siamo qui a scambiarci opinioni attraverso le macchine immaginate da Turing e alcuni altri pionieri. Tutti i giorni ci capita di usare macchine di Turing navigando in rete, anche se spesso non facciamo caso nemmeno a quelle che abbiamo sotto il naso, come ad esempio i CAPTCHA. Quelle finestre dove i siti ci chiedono d’inserire un codice “sporcato” con i colori o deformato nei caratteri, sono macchine di Turing. Più esattamente: ”Completely Automated  Public Turing test to tell Computers and Humans Apart” o un “test di Turing completamente automatico per distinguere i computer dagli umani”, secondo l’acronimo che nel 2000 i suoi inventori hanno usato per battezzarlo.
Ma la diversità che Turing pagherà con la vita sarà quella rappresentata dalla sua omosessualità. Un’omosessualità consapevole, medita, riconosciuta e accetta al termine di un’analisi simile a quella che lo convinse, già in età giovanissima, di sposare l’ateismo. Una meditazione che però non poteva che concludersi riconoscendo che l’essere omosessuale lo metteva in pericolo, nonostante la sua grandissima diffusione tra l’élite britannica a causa del sistema educativo impostato sulla separazione dei sessi. La società nel dopoguerra, a New York come a Londra era ancora profondamente omofoba, tanto che Turing pensò di risolvere la questione sposandosi, come facevano e fanno tanti nelle sue condizioni. Scelse allo scopo una sua collega, ma  essendo profondamente onesto le confessò i termini della questione e raccolse un cortese diniego. Aveva scelto bene, Joan Clarke non lo tradì e non si scandalizzò, ma l’esito del tentativo lo convinse che non fosse la strada giusta.
Grazi, Alan, tutto quello che oggi abbiamo, è solo grazie a te!
Nicla


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