La cucina è l’amalgama perfetto delle influenze delle diverse culture che sull’isola si sono avvicendate. La tavola rimane, il luogo d’introspezione delle diverse civiltà che sono passate sull’isola. Cucina siciliana , ce ne sono tre: la patrizia,la popolare, e quella di strda o dei “buffittieri”, derivato dal francese “buffet”.
Una enorme ricchezza e varietà di piatti ,in quanto ogni paese ,ogni famiglia ha sempre dato una sua interpretazione ad ogni ricetta,conseguenza questa dello spiccato individualismo isolano.
Mentre i “Monsù” cuochi dei nobili cucinavano nei palazzi , cernie, sogliole, lepri e quant’altro al popolo arrivava solo l’odore e con la descrizione dei piatti da parte della servitù, con fantasia e ingegno quei piatti furono reinventati con ingredienti poveri, e fu così che le sarde , diliscate divennero sogliole, “lenguado”perché nello spagnolo dei nobili, era la sogliola. Nacquerò così le sarde a “linguata”.
Divennero pure “beccafichi”, uccelletti simili alle capinere. Si travestirono le melanzane da “quaglie” e pure da “parmiciana”, che in dialetto è la persiana;quindi nulla a che vedere con Parma.
E sempre con la melanzana nacque la regina della cucina popolare, la “caponata”in salsa agrodolce, originaria della Persia preislamica.