Vanessa Contini racchiude in un libro la sua tragica esperienza di vita e racconta tutto il suo dolore, ma soprattutto la sua vittoria. Un buon motivo per lanciare un messaggio di speranza a chi, come lei, sta combattendo la battaglia contro l’anoressia.
Vanessa Contini è una bella ragazza livornese, dall’età di quattordici anni, alle prese con concorsi di bellezza, sfilate e servizi fotografici.
Un giorno, però, la sua immagine riflessa allo specchio non le piace più e inizia a vedersi piena di difetti.
Inoltre, ha continui sensi di colpa, alimentati e scatenati probabilmente dal pessimo rapporto che ha con i suoi genitori.
Sono questi i primi segni del suo malessere: Vanessa si ammala di anoressia.
L’autrice, Vanessa Contini in La vita è solo in prestito…Prima o poi va restituita, edito da Kimerik, ripercorre passo dopo passo tutti i suoi ricordi e li riporta in questo libro, a testimonianza del suo disagio.
Il libro, quindi, è una vera e propria autobiografia, una sorta di “diario del dolore”, in cui Vanessa, sin dalla copertina (una fotografia che la ritrae di spalle, a mezzobusto, seminuda e sorridente), mette a nudo il suo “io” più profondo e quindi la sua anima, lasciandosi andare al racconto di quella che è stata la sua lotta contro l’anoressia.
Il ricovero in ospedale, la continua perdita di peso, la famiglia che sembra non accorgersi di nulla: Vanessa rivive pagina dopo pagina il suo dramma finché alla fine prevale la forza di reagire: Vanessa riprende così a vivere una vita normale.
Uno sfogo personale, quindi, ma anche e soprattutto un “inno alla vita”. L’autrice stessa definisce il suo libro, un racconto che vuol essere un messaggio di speranza per chi soffre di questo male o per chi ancora non si è reso conto di avere questo problema. L’opera è coinvolgente: dal racconto si percepisce pienamente il dolore che la ragazza, purtroppo, ha vissuto.
La narrazione ha una grande forza comunicativa: emergono, infatti, i vari stati d’animo della protagonista che racconta il difficile percorso affrontato.
Lo scopo dell’autrice? Utilizzare la sua esperienza per dare un aiuto a chi soffre di questa grave malattia che, oltre al corpo, corrode anche l’anima. Lo stile è semplice, ma non banale. Il linguaggio è quello quotidiano, di un adolescente qualsiasi, alle prese con il malessere fisico e psicologico, ma anche con i primi amori, le amicizie e l’affetto per i suoi cari, temi affrontati in modo profondo e sensibile. Il racconto è un modo per riflettere su argomenti troppo spesso sottovalutati. La nostra società oggi impone il “culto” del corpo e della bellezza. Lo dimostrano tutte le diete cui si sottopongono i ragazzini, i lifting per esser sempre impeccabili e la chirurgia plastica per apparire diversi da come si è.
Bellezza e perfezione ormai sono le parole d’ordine e inducono le persone a una vera e propria ossessione che a sua volta conduce alla malattia. Una malattia spietata, l’anoressia, che entra nel cervello, allontana dalla realtà, da tutto e da tutti per seguire l’ordine assurdo e assoluto di “non mangiare”.
Bisognerebbe, invece, capire che, come racconta Vanessa, «la vita è un dono che non va sprecato» e che «per essere felici dobbiamo imparare ad accettarci con le nostre imperfezioni e peculiarità».
Nicla